Quando si accenna al nome Microsoft Surface, spesso e volentieri la reazione istintiva per molti è quella della diffidenza, del rifiuto, del respingimento: come fosse una sconfitta annunciata ed ineludibile, come non potesse avere una sua importanza, come non avesse una dignità da difendere. Poi i numeri vengono messi sotto esame e la realtà sembra però dipingere un quadro differente, nei confronti del quale gran parte dei giudizi andranno rivisti. O almeno riformulati con maggior consapevolezza.
La settimana scorsa è stata per Microsoft quella della trimestrale di cassa. Ne esce un paradosso di grande conforto per gli azionisti di Redmond: nonostante il mercato dei PC sia per vari motivi in caduta libera, i conti dell’azienda di Steve Ballmer sono rimasti in ordine, confermando i livelli dell’anno precedente e svincolando pertanto l’azienda fondata da Bill Gates dai problemi che il mercato sta vivendo a livello internazionale. All’interno delle valutazioni emerse, v’è un filone che merita debito approfondimento in virtù del nome di uno dei protagonisti silenti di questa trimestrale: Microsoft Surface.
Anzitutto, i numeri: sebbene non vi sia ancora un dato ufficiale, Microsoft avrebbe piazzato sul mercato circa 1,5 milioni di unità. Se la cosa è di scarsa importanza rispetto alle decine di milioni di iPad vendute, al tempo stesso Surface avrebbe però eclissato nomi altrettanto interessanti quali il Nexus 10 o la serie Chromebook, definendo per la propria linea un motivo d’orgoglio in più. Numeri, peraltro, da interpretare nel contesto di un esperimento produttivo che Microsoft dovrà ancora affinare sotto molti punti di vista, con possibilità evolutive ancora molto ampie.
[nggvideo id=247696]
Ma non è soltanto una questione di quantità. Microsoft, infatti, ha la possibilità di ricavare dai Surface dei margini estremamente alti, molto più elevati rispetto alla vendita del semplice software ai produttori OEM. Si riduce in questa considerazione ogni valutazione circa l’opportunità o meno di porsi in diretta concorrenza con i propri partner: Microsoft ha la possibilità di ricavare molto di più facendo da sé che non affidandosi a produttori esterni, il che annulla ogni dubbio in merito. Sulla base di alcune valutazioni giocoforza spannometriche, Microsoft potrebbe riuscire addirittura a scontare una media di 500 dollari di margine su ogni unità venduta, determinando così attorno al Surface un lucro estremamente goloso in questa fase.
L’altra faccia di Surface, insomma, è quella che vede la finanza, quella che osservano i contabili di Redmond, quella che Steve Ballmer ha immaginato prima ancora che il mercato riuscisse a metabolizzare come una nuova potenzialità vera per il gruppo che fin qui aveva sempre vissuto poggiandosi su Windows, Office e Xbox. Qualcosa di nuovo, insomma, sembra delinearsi all’orizzonte: un prodotto di ampio margine, con forti potenzialità di crescita ed attorno al quale ad oggi c’è stata più curiosità che non vera pulsione all’acquisto.
Investire in Surface, insomma, potrebbe restituire a Microsoft forti interessi: c’è dell’oro sull’altra faccia di Surface. Ed il gruppo lo sta cercando.