“Perché non accetti l’amicizia, Romeo?”. Direbbe così la giovane Capuleti al suo oggetto amoroso se Shakespeare vivesse oggi, ai tempi del social network. L’ultimo convegno delle VeniceSessions intitolato “Love in the digital age” ha puntato i riflettori sulla realtà dei sentimenti e delle relazioni attraverso i media sociali.
Il convegno ha visto alcune delle voci più interessanti del settore confrontarsi sul fenomeno straordinariamente complesso degli incontri fra anime in un mondo virtuale. Spunto che ha prodotto una bellissima inchiesta di Nova (l’inserto del Sole24Ore) in cui si è scandagliato il fondo di questo oceano di relazioni: il dating online.
Una industria da dieci miliardi di dollari l’anno, più soldi del porno, che vede protagonisti colossi come Meetic, ma anche start up italiane come Flirt Maps, un tentativo geniale di fondere assieme la geolocalizzazione con il meccanismo di Farmville. I single si cercano, si trovano, gratuitamente. E pagano i servizi aggiuntivi, come i regali. La novità più prepotente è però Zoosk: 40 milioni di dollari in meno di un anno.
Ma chi si incontra sul Web 2.0 e che tipo di relazioni nascono? In questo spazio tra realtà e fantasia si è tentati di pensare il peggio: la mancanza di contatto fisico, il rischio di una perdita della privacy a causa di una sostanziale perdita di individualità, sono temi molto in auge di questi tempi. Eppure in questo cambiamento radicale prodotto dai social network restano validi alcuni principi del nostro comportamento, più saggio di quel che pensiamo.
Ne parla bene un’inchiesta di Gipieffe, dove Monica Fabris parla di differenti sovrapposizioni comunicative. In parole semplici, la maggior parte dei nostri contatti online si riproduce anche offline, e social come Skype o Facebook sono nella parte alta della classifica.
Nel Web coltiviamo un numero sempre più alto di relazioni, ma non è vero che questo alimenta delle solitudini. Delle frustrazioni, delle ingenuità e forse anche delle sofferenze, ma non solitudini. Piuttosto, diversi tipi di relazioni, consolidate e immateriali, di lunga data e recentissime, insistono e coesistono nel nostro unico spazio-tempo.
Come scrive la ricercatrice su Nova:
Durata, impegno, affettività, fedeltà, sicurezza da una parte, emozione, libertà, rischio, promiscuità dall’altra. Come sapremo conciliare queste istanze apparentemente opposte? Come impareremo a suonare l’intero spartito di una socialità così composita e variegata?
In meno di dieci anni tutto è cambiato. E forse ci vorrà altrettanto tempo per comprenderlo. Ma se le risposte ancora non ci sono, levati di torno i più banali allarmismi abbiamo cominciato a farci le domande giuste.
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