Se c’è una lite a cui la comunità dei maker non voleva assistere, eccola invece servita con tanto di proclami e divisioni più o meno pubbliche: il mondo di Arduino si spacca e i due fronti son pronti a darsi battaglia. Perché di fatto non c’è spazio per due Arduino sul mercato: ne sopravviverà uno solo e lo controllerà chi uscirà vincente da uno scontro che sulla piazza pubblica mette probabilmente solo parte della posta in palio.
Indagare sui motivi reconditi che portano alle dichiarazioni di queste ore sarebbe probabilmente un esercizio di stile inutile, poiché la lettura chiara della situazione sarà possibile soltanto col senno del poi. Tuttavia è chiaro lo stato dei fatti attuale, con il gruppo originario che va verso una scissione formale (ma non solo) pur rimanendo entrambe le parti aggrappate al medesimo brand: Arduino. Ecco così nascere Arduino.org a fare da contraltare ad Arduino.cc: una cordata italiana che si mette di traverso alla cordata di Massimo Banzi la cui società ha sede in Svizzera. Perché anche le società sono ormai due: Arduino SA fa capo al volto del progetto, mentre Arduino srl fa capo al duo Musto (nuovo amministratore delegato) – Martino (co-fondatore).
In ballo vecchie amicizie, una eccitante avventura assieme, ma anche molto denaro ed un importante carico di potenzialità. Si parla di qualche decina di milioni di euro, il risultato dell’assalto dei maker sul quale si sarebbe in prospettiva costruita la quotazione in borsa. Il lato romantico dell’avventura di Arduino muore di fronte a queste cifre: in atto v’è una lotta di potere che scriverà le pagine future del gruppo e del progetto.
Ai maker affezionati non interessa troppo tutto ciò: quel che conta è che Arduino possa trovare gli equilibri, i finanziamenti e le menti giuste per continuare a crescere. Rimane l’amaro di una storia dalle radici italiane che ora, nel momento di diventare una realtà internazionale, si trova a dover fare i conti con tutte le contraddizioni che il salto di qualità impone.
Lo strappo si consuma pubblicamente nelle parole del nuovo amministratore delegato, affidate nei giorni scorsi all’ANSA:
Da oggi la realtà industriale che era il gruppo Arduino cambia perché il mercato dei “makers” non è più quello che era ai tempi del bar di Ivrea e sulla scena ci sono in gioco oggi player importanti come Intel e altri colossi internazionali. Noi rimaniamo fedeli a ciò che siamo stati sin dall’inizio, una società che produce software e hardware open source, ma è necessario avere una dimensione internazionale che sia in grado interagire con questi gruppi.
La risposta di Banzi è però secca, rivendicando la titolarità sulle strategie del progetto e rimettendo nelle mani dei legali ogni decisione in merito. quelli annunciati dal CEO, infatti, sarebbero
meri cambiamenti relativi ad una o più società le cui attività sono a lui direttamente o indirettamente afferenti e TOTALMENTE indipendenti da Arduino. In particolare, una di esse ha mutato pochi mesi fa il proprio nome in Arduino Srl senza alcun autorizzazione e accordo con Arduino. Alcune di tali società nel corso degli anni hanno collaborato con Arduino per quanto riguarda la mera manifattura e la commercializzazione di parte delle schede Hardware disegnate da Arduino.
Musto parla in effetti da nuovo timoniere delle operazioni prosegue delineando una strategia chiara:
L’accordo di Intel ha avuto un effetto domino, dandoci visibilità e attirando su di noi l’attenzione di altri gruppi che ci hanno contattato per realizzare dispositivi con la nostra tecnologia, come per esempio Bosch. Questo ci ha fatto capire che ci serviva una marcia in più. Oggi la produzione di Arduino continua ad essere italiana ma abbiamo aperto filiali a Shanghai, in Giappone e negli Usa e quei mercati ci permettono di poter crescere nonostante la stagnazione e la crisi europea”. Le schede Arduino, alle quali si affianca un software open source studiato per consentire di programmare il computer anche a chi è a digiuno di programmazione, hanno aperto un mondo di possibilità legate a progetti realizzabili a basso costo di robot, dispositivi indossabili e applicazioni per “Internet delle cose”.
Ma Massimo Banzi non sembra cogliere neppure una virgola di quanto annunciato:
Arduino ha già intrapreso diverse azioni legali nei confronti del sig. Musto e di tali società sia negli USA che in Italia.
Il futuro di Arduino sarà deciso in tribunale.