Il tanto annunciato passaggio di consegne è avvenuto oggi: Larry Page, uno dei confondatori di Google, è ufficialmente al vertice della società in qualità di amministratore delegato. Non si sa quanto casualmente, nello stesso giorno Big G ha resa pubblica l’offerta stratosferica di 900 milioni di dollari per acquisire tutti i brevetti della Nortel, una società andata in bancarotta.
Non male come primo giorno di spesa per Larry Page, anche se la politica che dovrà seguire prevede obiettivi e passi più complessi. Una politica di acquisizione che sta facendo molto rumore nell’ambiente finanziario e tecnologico negli Stati Uniti, tanto che Kent Walker, vice presidente, ha firmato un post sul blog ufficiale che sa tanto di comunicato stampa.
Nel comunicato, infatti, si comprende come Google non voglia passare per azienda mangia-società e accentratrice di brevetti:
“Il mondo tecnologico ha recentemente conosciuto un boom nel contenzioso sui brevetti, che spesso coinvolgono i brevetti su software di bassa qualità, e questo minaccia di soffocare l’innovazione. Alcune di queste cause sono state presentate da persone o aziende che non hanno mai creato nulla, altri sono motivati ??dal desiderio di bloccare i prodotti concorrenti o di fare profitto dal successo della nuova tecnologia di un concorrente. Il sistema dei brevetti dovrebbe premiare chi crea le innovazioni più utili per la società, non sostenere o archiviare le cause dubbie. È per queste ragioni che Google si è da tempo espresso a favore di una riforma dei brevetti, che crediamo andrà a beneficio degli utenti e l’economia americana nel suo complesso.”
In parole povere, chi ha brevettato i suoi doodles, ha intenzione di continuare nell’opera di protezione del suo lavoro, e per evitare altre cause, costose e lunghe, acquisirà i brevetti di altre aziende per il solo scopo di non vederseli rinfacciati in futuro.
Così, la Nortel, produttrice di apparecchiature per la telecomunicazione, in bancarotta, ha ceduto 6.000 brevetti e applicazioni a Google per 900 milioni di dollari, nell’ambito di una procedura trasparente che rende nota l’offerta più alta.
“In caso di successo, speriamo che questo portfolio non solo permetta di creare un disincentivo a fare causa a Google, ma anche che noi coi i nostri partner e le comunità Open Source, che è assolutamente coinvolta in progetti come Android e Chrome, continuino a innovare. In assenza di riforme significative, crediamo che sia la migliore soluzione a lungo termine per Google.”