Larry Page ha spento la sua prima candelina come CEO di Google. A distanza di un anno dall’avvicendamento con Eric Schmidt, Page ha pubblicato inoltre una lettera nella quale fa il punto della situazione dopo dodici mesi particolarmente attivi per la società di Mountain View, sia dal punto di vista dei servizi nati in tale periodo, sia in termini di riorganizzazione aziendale. E, per farlo, non poteva che partire da quello che ha rappresentato il progetto più importante: Google+.
Il social network del colosso delle ricerche, a detta di Page, ha ancora molta strada da fare, ma i numeri sembrano fornire alla società quanto meno la soddisfazione di esser riusciti a creare un prodotto potenzialmente in grado di farsi largo nella pletora di servizi social a disposizione nel Web: ad oggi sono circa 100 milioni gli utenti attivi, con oltre 120 integrazioni con i servizi sviluppati dalla società per fornire un’esperienza d’uso unica ed inscindibile. Google+, secondo Page, deve poter rappresentare una sorta di ponte in salsa social tra i numerosi prodotti messi a disposizione dell’utenza, facendo sì che i confini di uno si sovrappongano con quelli degli altri.
Google+, poi, è visto dalla società come il fulcro di quella che spera possa essere una vera e propria rivoluzione nelle ricerche online: fine ultimo del colosso di Mountain View è quello di far sì che la stessa query possa fornire risultati diversi a seconda della persona che ne fa richiesta, grazie alle informazioni messe a disposizione dalla stessa circa i propri gusti, le proprie attitudini e le proprie attività. Plus può essere quindi il bacino dal quale Google può attingere per raccogliere tali informazioni, creando così un modo di effettuare ricerche del tutto nuovo, capace di modellarsi sulle esigenze dei singoli utenti, adattandosi in base a ciascuno di essi.
Un cambiamento, questo, che potrà avvenire solamente quando l’utenza avrà certezze circa l’assenza di rischi per la propria privacy: le ultime novità in tal senso, del resto, hanno mostrato come Google debba fare costantemente attenzione al modo in cui tratta i dati dei propri utenti e Larry Page è convinto che la propria società non abbia in alcun modo intenzione di «essere cattiva». Riprendendo l’ormai noto slogo “Don’t Be Evil”, il CEO dell’azienda californiana ha quindi tenuto a precisare come uno dei principali obiettivi del gruppo sia quello di salvaguardare la privacy e la sicurezza dei propri utenti, i cui dati possono essere considerati come in una botte di ferro. Gli ultimi cambiamenti apportati alla politica per la gestione della riservatezza, insomma, hanno come unico fine quello di poter condividere le informazioni sugli utenti esclusivamente tra i vari prodotti sviluppati dalla società, permettendo di fatto una migliore integrazione tra di essi.
Google, quindi, intende creare un rapporto di «amore e fiducia» con i propri utenti, i quali rappresentano il cuore pulsante delle attività dell’azienda ed insieme ai quali vuole proseguire un cammino che consentirà alla società di conquistare nuovi settori ed offrire loro nuovi servizi e strumenti per una migliore esperienza nel Web. Page invita quindi tutti a fidarsi di quello che è universalmente riconosciuto come il gigante delle ricerche, senza temere per l’incolumità dei propri dati, per far sì che Google possa crescere e migliorare grazie ai propri utenti e questi ultimi possano beneficiare in maniera diretta di tali miglioramenti.