Oggi Larry Page sale sul “trono” di Google. A 10 anni di distanza dal primo passaggio di consegne, quando Eric Schmidt avviò la grande scalata del gruppo, Page riprende dunque in mano la guida dell’azienda, trovandosi però ora in una situazione ben diversa rispetto ai tempi che furono: Google è oggi il più grande colosso del Web e, si sa, non si possono avere tanti amici senza farsi qualche nemico. Ed i nemici che dovrà affrontare Larry Page a partire da oggi saranno anzitutto cinque.
Primo: Microsoft. Inevitabilmente Microsoft. Eternamente Microsoft. La sfida è sui browser, sui motori di ricerca, sul mobile, sulla produttività, sul cloud, sui servizi per la salute, sui servizi per la scuola, sui servizi online, sugli standard del Web, in prospettiva addirittura sui sistemi operativi. La sfida è completa, totale, frontale: Bill Gates se ne è andato, ma Steve Ballmer ha seguito la strada tracciata e più Google ha osato nel terreno di Redmond, più Microsoft ha mosso i propri investimenti nella direzione di Mountain View.
Secondo: Facebook. Il gruppo di Mark Zuckerberg (in cui Microsoft ha peraltro una importante partecipazione azionaria) sta introducendo sul Web assunti del tutto nuovi a cui Google si è fatta trovare impreparata. A colpi di “mi piace” il social network ha calamitato oltre mezzo miliardo di utenti i cui contenuti sono però tenuti al di fuori dell’occhio del motore di ricerca, il che sta creando non pochi grattacapi al team guidato da Page. La sfida a Facebook passa per la dimensione social, una realtà che Google ha dimostrato di non saper capire con la stessa efficacia con cui ha capito i problemi della ricerca online. Orkut e Google Buzz sono solo due dei fallimenti incontrati su questa strada in passato, ma Facebook è oggi la sfida più importante di tutte in tal senso e Twitter l’unico possibile alleato.
Terzo: Apple. Se fino a pochi mesi or sono Eric Schmidt era il ponte che univa le due aziende nel nome della sfida a Microsoft, ora il legame è stato definitivamente rotto ed i due gruppi sono in competizione tanto nel mondo smartphone quanto nel mondo dei tablet. Da una parte Android ed il suo Android Market, dall’altra iOS ed il suo App Store. Da una parte la frammentazione di un esercito di device, dall’altra la forza di un solo dispositivo di enorme impatto. Le ipotesi indicano per il lungo periodo la possibilità per Google di svettare, ma i pericoli relativi alla frammentazione del proprio arsenale potrebbero minare la bontà delle previsioni di lungo periodo: c’è ancora terreno da recuperare ed Android dovrà presto dimostrare di poter ambire al dominio in quei due mercati che proprio Apple ha inventato con l’iPhone prima e con l’iPad poi.
Quarto: il mondo dell’editoria. Gli scontri nei confronti di Google News prima e la sconfitta con gli editori su Google Books poi hanno creato una cortina di ferro tra Google ed il mondo cartaceo. La digitalizzazione dei volumi nelle biblioteche voleva essere una sorta si gesto distensivo, ma in realtà ha soltanto aperto un nuovo fronte. Mentre il giornalismo si interroga sul proprio futuro dopo che Google ha reso cercabile ogni informazione gratuita esistente, Google si interroga su come possa essere costruita una partnership proficua attorno all’editoria online. Se il futuro va inevitabilmente in questa direzione, non è però detto che Google possa addentare la fetta ambita: Apple e molti altri coltivano infatti medesima ambizione. Se Page ha idee nuove, sarà questo uno dei primi ambiti su cui impegnare il proprio tempo.
Quinto: lo scetticismo. Larry Page ha lasciato la guida a Schmidt quando Google aveva 200 dipendenti e riprende il timone quando a bordo ci sono oltre 20 mila unità. Oggi Google è una grande azienda che necessita di una guida illuminata, ferma, chiara. Per Larry Page sarà un esame e gli occhi di tutti saranno posati sul nuovo CEO per capire se il futuro possa essere brillante quanto il passato. Perché di fronte ad un passato tanto carico di successi, non sarà facile ereditare il ruolo di Schmidt e farlo dimenticare in fretta.
[nggallery id=111 template=inside]