Dopo 34 anni Bill Gates torna da dove era partito: l’università di Harvard ha (come annunciato) consegnato alla sua ex-matricola (correva l’anno 1973) una laurea honoris causa premiando così i successi avuti al di fuori dell’università stessa, a partire da quella piccola start-up creata con Paul Allen. La Microsoft nacque mentre Gates si formava ad Harvard, ma è solo con l’abbandono degli studi che il gruppo è diventato quel che è oggi: Gates preferì il software ai libri ed a 34 anni di distanza non c’è dubbio che la sua sia stata la scelta più giusta.
Oggi Gates è dunque dottore in legge, e nel suo discorso di ringraziamento ricorda il passato ed intrattiene la platea ricordando che la laurea l’aveva comunque promessa a suo padre. Il discorso gira poi su argomentazioni molto più seriose e Gates invia un messaggio di disagio ai presenti: il successo vale molto, ma la scommessa per il futuro è in una più equa distribuzione delle ricchezze del mondo. Detto dal più ricco per antonomasia, il tutto può apparire quantomeno sgangherato: Gates asserisce di non aver capito subito quanto importante fosse il problema del terzo mondo e di essersi in seguito impegnato per ridurne la portata. La sua associazione benefica è oggi impegnata in ciò ed entro pochi mesi le iniziative umanitarie sostituiranno Microsoft al centro dei pensieri del guru di Redmond.
Gates spiega di aver provato in passato strane sensazioni nel vedere totale disinteresse attorno ai gravi problemi dei paesi più poveri e nel vedere poi totale eccitazione per la release di nuove versioni di software. Chiede Gates: «è adorabile vedere la gente eccitata per un software, ma perchè non possiamo generare la stessa eccitazione per la salvaguardia delle vite umane?». Domanda retorica, ovviamente, che indica però un percorso: portare il terzo mondo al centro del dibattito quotidiano significherebbe creare nuove opportunità e raccogliere nuove risorse per risolvere il problema.
Il tono diviene inevitabilmente aulico, pertanto Gates riprende in mano la platea (presenti i laureandi) invitando i ragazzi a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà: la scommessa contro le inequità «sarà la più grande esperienza della vostra vita».