Come il giradischi, le musicassette, le cartoline e centinaia di altre cose ancora: come queste, anche l’email prima o poi diventerà retaggio del passato. Già, perché anche quella che si può considerare l’emblema della rivoluzione digitale degli ultimi anni, quella che è diventata strumento in grado di veicolare pensieri, immagini e suoni tra persone da una parte all’altra del mondo con un’immediatezza sconosciuta fino a quel momento, sarà probabilmente soppiantata in un futuro più o meno immediato.
A pensarla così sono in parecchi e questo scenario non è di certo inedito, ma proprio in questi giorni c’è chi, forse precorrendo i tempi, ha deciso di mandare in pensione la cara vecchia posta elettronica preferendole una più agevole chat. Ad assurgere alle cronache in questi giorni è stato il gruppo Atos, il cui CEO, Thierry Breton, ha deciso di abolire l’email come strumento di comunicazione predefinito in ambito aziendale in favori di una chat interna.
Gli oltre ottantamila dipendenti di Atos diranno quindi addio all’ormai storica “chiocciola” in favore di un più agevole (a detta del numero uno del gruppo) sistema di messaggistica istantanea, per una mossa che può essere vista a buon ragione come il primo passo verso una concentrazione più massiccia delle comunicazioni verso i social network e i siti di microblogging.
Breton, ex presidente e amministratore delegato di France Telecom, nonché ex ministro francese dell’Economia, è partito dalla considerazione che la gran parte dei giovanissimi non usa più la posta elettronica per comunicare, preferendo proprio chat e social media per interfacciarsi. A questo si aggiunge il tempo che un dipendente spende mediamente nella gestione della propria casella email, che Atos ha calcolato tra le 15 e 20 ore a settimana, un tempo che potrebbe essere impiegato in altre attività e che sarebbe risparmiabile proprio usando soluzioni alternative e più immediate, con conseguente aumento stimato della produttività aziendale.
Si tratta di un’enorme mole di dati che ogni giorno circola sulla Rete, ponendo alle aziende dei problemi per quanto riguarda la sua archiviazione. Per questa ragione, Breton invita a pensare in modo diverso, a cambiare il modo di comunicare superando gli schemi e le abitudini ormai assimilate negli ultimi dieci anni dagli utenti di tutto il mondo.
Comunque vada, quel che è certo è che, come tutte le vere rivoluzioni della storia, non sarà un cambio di abitudini brusco e repentino, specie se si pensa che l’email sarà usata, come stimato da alcuni, almeno per i prossimi 10 o 15 anni.