La vicenda del cartello LCD che coinvolgeva Sharp si è chiusa con la decisione da parte dell’azienda giapponese di risarcire con una cifra pari a 198,5 milioni di dollari Dell e altre due società per le quali è al momento sconosciuta l’identità precisa. Una scelta comprensibile, per evitare sanzioni ben più pesanti rispetto quanto sarà costretta Sharp a sborsare da questo accordo extra-giudiziale.
La questione è nota: Sharp, insieme ad altri esponenti del settore come Toshiba, Samsung e LG, è stata accusata di aver praticato politiche commerciali scorrette al fine di imporre determinati prezzi e ritmi di produzione per i pannelli LCD. Questo ovviamente è andato a scapito delle altre aziende che non si sono “accordate” sottobanco, per una pratica che andava avanti addirittura dal 1996, con incontri segreti che avvenivano tra i rappresentanti di questi colossi con l’intento di prendere accordi specifici su prezzi e produzioni.
A perderci ovviamente anche gli stessi rivenditori tanto che la causa è stata mossa principalmente dalla catena di elettronica P.C. Richard & Son Inc. ed è in discussione presso la corte federale di Brooklyn (New York) con l’appoggio di Pontiac, ABC Warehouse e Marta Cooperative of America.
Sharp ha allora preferito prima di tutto valutare attentamente cosa dicesse a riguardo la normativa statunitense e a quel punto, considerata anche la sanzione di 87 milioni di dollari già comminatele e, guardando altrove il rischio per AU Optronics di dover sborsare fino a 1 miliardo di dollari, si è scelto di trovare un accordo extra-giudiziale, seppur tutte le parti coinvolte continuino a sostenere come certe pratiche non fossero illegali.