La quantità gigantesca di dati nei server di Facebook può sembrare soltanto un grosso blocco di codice, ma opportunamente elaborati danno come risultato dei grafici stupefacenti. Quello che ha fatto lo stagista Paul Butler, però, li supera tutti. La grande mappa bianca e blu che vedete qui sopra, infatti, non è una magia di Photoshop, è prodotta soltanto dalle relazioni amicali del social network, eppure corrisponde al mondo intero.
Ne parla lo stesso autore in una nota sul blog ingegneristico di Big F. Dopo aver combinato i dati di milioni di coppie di amici con la geografia di ogni membro e il numero di amici nella città di appartenenza, quella macchia bianca che copriva tutto si è pian piano delineata.
Ho trovato un modo per simulare l’effetto che volevo. Ho definito l’importanza in funzione della distanza euclidea tra amici e il numero di amici. Poi ho tracciato le linee tra le coppie di modo che quelle delle coppie con il maggior numero di amicizie fossero disegnate sopra degli altri. Ho usato un range di colore dal nero al blu al bianco, con il colore di ogni linea a seconda della sua rilevanza. Dopo pochi minuti di rendering, la nuova trama mi ha sorpreso: si era trasformata in una mappa sorprendentemente dettagliata del mondo. Non solo erano visibili i continenti, ma persino alcune frontiere internazionali. Ciò che veramente mi ha colpito, però, era sapere che le linee non rappresentano coste o fiumi o confini politici, ma esclusivamente veri rapporti umani.
La teoria che già da qualche tempo girava nelle stanze di Palo Alto, cioè che superata la soglia di mezzo miliardo di persone ci sia un salto qualitativo nei dati, è quindi dimostrata: i confini geografici e politici influenzano le persone e le loro relazioni. Quindi, se un social network contiene tutte queste relazioni si può percorrere il senso contrario e ricreare una mappa del mondo.
Un grafico incredibile, che visualizza un mondo virtuale fatto di relazioni vere, che prescinde dai confini geografici eppure li rispetta perfettamente. Come se questi fossero dentro di noi. C’è molto pane per i denti dei sociologi.