Il caso si creò alla Black Hat Conference di Las Vegas nel momento in cui venne segnalata la possibilità di una vulnerabilità nelle capacità WiFi dei MacBook. La scoperta era stata comunicata da David Maynor e Jon Ellch, ma la presentazione scatenò una ressa di contestazioni. Due mesi dopo, intanto, Apple risolse il problema con la release 10.4.8 di Mac OS X.
Il problema indicato da Maynor ed Ellch suggeriva la possibilità di un attacco portato a termine grazie all’invio di traffico di rete corrotto. La dimostrazione non fu però sufficiente e da più parti la teoria venne smontata e contrastata, il tutto forse oltre le attese degli stessi autori (la polemica è diretta alla stessa Apple), tanto da determinare una ferma reazione di stizza da parte di uno dei due. Tramite CNet, infatti, Maynor spiega che in futuro non collaborerà più con Apple e farà dunque altro uso delle proprie ricerche.
La vulnerabilità scoperta permetterebbe di attaccare un Mac semplicemente trovandosi in prossimità. La cosa, inevitabilmente, solleverebbe gravi preoccupazioni per gli utenti. In futuro Maynor pubblicherà il codice in grado di attaccare il sistema (fonte WNN), ma confida fin da subito che non renderà invece pubblico, al momento, il codice che renderebbe possibile il controllo da remoto del dispositivo.
La diatriba della vulnerabilità si è resa dunque complessa, ma la certezza della risoluzione del tutto è, agli effetti, l’unica nozione realmente utile all’utenza interessata alla sicurezza del proprio Mac.