La Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Tributaria di Cagliari ha portato offline LinkStreaming, «la più vasta rete operante sul web per la divulgazione di opere cinematografiche e video musicali». L’accusa è insita nel nome e nella natura del sito: violazione di copyright. L’operazione “Little Angel” lascia sul campo migliaia di downloader in cerca di nuove destinazioni ed una pagina su Facebook che testimonia la precedente fervente attività di download della community.
«Le investigazioni, iniziate nel febbraio 2010 e coordinate dal Dott. Giangiacomo Pilia, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, hanno riguardato la nota piattaforma linkstreaming.com, la quale, al termine delle indagini, è stata resa inaccessibile agli utenti dai finanzieri. Il sito internet, al primo posto nel panorama nazionale per numero di visitatori ed al quale gli internet service provider inibiranno futuri tentativi di accesso, è ora tecnicamente irraggiungibile da parte dei net user italiani che hanno utilizzato il portale per la visione in streaming ed il download di film posti illegalmente a disposizione del pubblico, gran parte dei quali, come recentemente “Avatar” ed attualmente “Green Zone”, in contemporanea programmazione nelle sale cinematografiche» (pdf).
Il comunicato delle Fiamme Gialle è chiaro, quindi: il sito non è stato propriamente fermato, ma soltanto celato alla navigazione degli italiani grazie ad un intervento basato sul filtro ai DNS. Spiega infatti: «Nonostante il sito fosse allocato su server ubicato in Svezia e quindi sottratto alla giurisdizione italiana, la soluzione tecnica adottata dalla Guardia di Finanza e dall’Autorità Giudiziaria cagliaritana, è tesa a garantire l’impossibilità, per gli amministratori del portale, di proseguire nell’illecita attività.
«Presente anche sul noto social network Facebook con circa 16.000 iscritti, la comunità di internauti che si servivano della piattaforma linkstreaming.com sarebbe costituita solo in Italia da centinaia di migliaia di net user. […] Nel complesso, sono state eseguite 6 perquisizioni e si è operato in 3 differenti regioni della Penisola, nei confronti dei vari amministratori del sito oggetto di investigazione […]. Allo stato, 6 persone sono indagate per aver divulgato al pubblico attraverso internet opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore; gli indagati rischiano ora la pena della reclusione da 1 a 4 anni e la multa da euro 2.582 ad euro 15.493». La Guardia di Finanza ha spiegato inoltre di voler agire anche valutando l’ammontare del giro d’affari del sito, composto anzitutto da annunci pubblicitari e moltiplicato per le molte visite ottenute. Tale giro d’affari è infatti importante poiché aggiunge alle accuse anche lo scopo di lucro, il che va giocoforza ad aggravare la situazione degli indagati.
Commenta il fatto Enzo Mazza, Presidente FIMI, il quale tramite le pagine della Federazione sottolinea la direzione comune tra l’operazione odierna ed i risultati ottenuti in passato nella guerra alla Pirate Bay: «Oltre a stabilire che chi favorisce la diffusione di contenuti, anche solo come link, è perseguibile, impone il blocco dei server esteri agli ISP italiani. Mi auguro che altri siti ancora attivi sul fronte della distribuzione di contenuti illeciti in Italia o con server all’estero, decidano ora di cessare l’attività spontaneamente senza rischiare denunce e sequestri».