La questione della protezione della musica e delle relative licenze che ne regolano (alcuni direbbero “ne limitano”) la sua distribuzione libera in rete ha visto protagonista in questi giorni la stessa Unione Europea.
Infatti, secondo il punto di vista delle varie major musicali, la “difesa” dei loro interessi economici, a loro dire quotidianamente in pericolo e in declino a causa dello scambio di materiale illegale che avviene nelle reti P2P, passa anche per una gestione piuttosto “restrittiva” e limitata delle licenze associate al singolo brano musicale.
Una situazione di crisi, quella descritta dalle major, che a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, non viene compensata dal download legale di musica dalla Rete. Un problema dovuto anche alle limitazioni di cui si parlava prima, le quali portano alla vendita dei diritti musicali fatta per singolo stato e non a livello comunitario.
Ciò porta a situazioni per cui, un negozio online come iTunes, che negli USA offre lo stesso catalogo di brani in tutto il territorio federale, si vede “costretto” a dover trattare con i vari enti musicali di ogni sinolo Paese l’acquisto delle licenze per quanto riguarda il Vecchio Continente, aprendo in tal modo tanti negozi online, con contenuti diversi quanti sono i Paesi in cui il servizio viene erogato.
Una “prassi” che forse non è nemmeno in linea con l’idea di “libero mercato” propria dell’UE e che il commissario per la Concorrenza, Neelie Kroes, intende far sparire a favore di una più trasparente e armonica circolazione delle opere musicali in tutta l’Europa, senza fare alcuna distinzione.
Un’esigenza che, secondo il Commissario, penalizza soprattutto gli utenti e che pone degli inutili paletti alle potenzialità di scambio culturale proprie di internet, luogo “senza barriere” per eccellenza.