Le major musicali sono pronte alla rivoluzione

Da una conversazione con un alto esponente dell'industria musicale statunitense è saltato fuori che le etichette sanno benissimo che il loro business si esaurirà sicuramente e sono pronte a sostituirlo ma finchè il CD non muore non cambieranno una virgola
Le major musicali sono pronte alla rivoluzione
Da una conversazione con un alto esponente dell'industria musicale statunitense è saltato fuori che le etichette sanno benissimo che il loro business si esaurirà sicuramente e sono pronte a sostituirlo ma finchè il CD non muore non cambieranno una virgola

La domanda che è stata sulla bocca e nella mente di tutti per anni ha finalmente trovato un’insperata risposta. Perchè le etichette musicali continuano a perseguire una strada fallimentare nella lotta alla pirateria e nel business dei CD? Perchè è tutto parte di un piano più grande.

A rivelarlo al mondo è Michael Arrington di TechCrunch in un post nel quale racconta di una conversazione con un alto funzionario dell’industria musicale del quale preferisce non rivelare l’identità. L’alto funzionario spiega proprio che sono perfettamente consci che la loro strategia è fallimentare e sanno benissimo che in un prossimo futuro la musica sarà gratuita, che tutto cambierà e che quelli che oggi sono i nemici a cui fanno causa domani saranno i loro alleati.

La questione però è che perchè tutto ciò avvenga bisogna aspettare che si esauriscano le vendite dei CD. Ad ora il calo dei compact disc è del 20% annuo, ma finchè quella quota non arriva a zero continua ad essere conveniente per le etichette fare cause, promuovere l’antipirateria e osteggiare il commercio online.

La cosa ha senso, specialmente perchè è più sensato pensare che le etichette musicali non siano guidate da strategie sconsiderate, ma che abbiano esigenze economiche particolari. L’anno del cambiamento sembra debba essere il 2013, anche se lo stesso alto funzionario non si stupirebbe se poi fosse il 2011. A quel punto il sistema di revenue dagli artisti dovrebbe diventare a percentuale su ogni stream.

Certo rimane un’incognita cosa possa accadere se nel frattempo altri artisti decidano di fuggire dalle etichette e andare in proprio come hanno fatto Radiohead e Nine Inch Nails. Come del resto rimane un’incognita quale possa essere il ruolo in tutto questo delle nuove società che stanno emergendo come iTunes e Amazon Mp3.

Il post di Techcrunch inoltre rende ancora più sterili le polemiche sull’antipirateria che girano anche nel nostro paese, i rimedi di chi sostiene che «Internet non serve a niente» le intromissioni sul lavoro del governo e tutte le fobie sul futuro dei contenuti digitali.

Dall’altra parte nei giorni scorsi il blogger e giornalista Cory Doctorow presente a Milano per Meet The Media Guru ha dichiarato: «aggiornare gli atteggiamenti consolidati richiede un po’ di tempo. Io faccio spesso l’esempio dell’Inghilterra vittoriana in cui era proibito masturbarsi, per legge. Era un reato: eppure le persone lo facevano, e a un certo punto la società e le regole ne hanno preso atto. Lo stesso sta avvenendo rispetto ai download che vengono considerati violazioni del diritto d’autore».

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