Internet tutelata nel nome dei diritti umani? L’eventualità di cui molto si è parlato e che sta portando anche a immaginare una Dichiarazione universale è più vicina da ieri, quando il Consiglio per i diritti umani in seno alle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che considera Internet come luogo dove garantire i diritti dell’uomo nella stessa misura con la quale sono garantiti offline. Un testo breve, controfirmato da 80 delegazioni del mondo (compresa l’Italia), ma che potrebbe segnare una svolta.
Carl Bildt, ministro degli esteri svedese, è stato uno dei promotori più convinti della risoluzione. In un articolo sul NYT non esita a parlare di «alleanza globale per la libertà di Internet», citando il gruppo di lavoro sulla risoluzione composto da Brasile, Nigeria, Svezia, Tunisia, Turchia e Stati Uniti, sostenuto da altri Stati come India, Egitto e Indonesia in occasione del voto e che non si aspettava. Anche se non bisogna dimenticare il diverso approccio di paesi importanti come la Cina o i paesi mediorientali. Ma cosa sancisce la risoluzione?
Nella sostanza, la risoluzione riconosce nella rete un valore determinante per i popoli e questo valore viene connesso a risoluzioni precedenti – la 12/16 del 2 ottobre 2009 e il richiamo dell’Assemblea Generale 66/184 del 2 dicembre 2011 – in modo da dimostrare che le Nazioni devono facilitarne l’accesso per un corretto sviluppo delle libertà individuali e la crescita di consapevolezza delle persone. Così si esprime:
- (Lo Human Right Council) Afferma che gli stessi diritti che le persone hanno offline devono essere protetti anche online, in particolare la libertà di espressione, che è applicabile a prescindere delle frontiere e attraverso ogni mezzo, in conformità all’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani;
- Riconosce la natura globale e aperta di Internet come forza trainante per accelerare il progresso nelle sue varie forme;
- Invita tutti gli Stati a promuovere e facilitare l’accesso a Internet e la cooperazione internazionale finalizzata allo sviluppo dei media di informazione e di comunicazione in tutti i paesi;
- Incoraggia procedure speciali per prendere in considerazione questi problemi all’interno dei loro attuali mandati, a seconda dei casi;
- Decide di continuare l’esame della promozione, protezione e il godimento dei diritti umani, compreso il diritto alla libertà di espressione, su Internet e tramite altre tecnologie, come pure di quanto Internet può essere uno strumento importante per lo sviluppo e per l’esercizio dei diritti umani, in conformità con il suo programma di lavoro.
Il testo ha di buono almeno due elementi: non è vincolante, quindi suggerisce una equiparazione tra luoghi di diritti senza costringere gli stati meno aperti a chiudere la porta (tanto che la Cina non esclude di controfirmarlo); inoltre è il primo documento formale da parte delle Nazioni Unite che le impegna a proteggere e promuovere i diritti umani online nella stessa misura in cui sono tutelati e promossi nel mondo fisico.
Tutto sommato rispetta anche la critica di Vint Cerf, che a suo tempo trasalì quando gli parlarono di Internet come diritto umano: la risoluzione, più correttamente, individua la rete come luogo da proteggere affinché quegli stessi diritti siano garantiti. Una differenza nient’affatto sottile.