Il telefono squilla, intanto il PC segnala l’arrivo di una mail e nel contempo, sul desktop è aperto il lavoro da svolgere. In due frasi, diventa facile individuare come sia sempre più attuale il problema del tecnostress, ovvero, come dice il nome stesso, lo stress derivante dall’eccessivo utilizzo di apparecchiature tecnologiche.
Ma quali sono le professioni più colpite dal tecnostress? A dircelo è una ricerca, intitolata “Le professioni più tecnostressanti”, la quale ha incoronato gli operatori ICT come i professionisti più sotto torchio.
A seguire, troviamo i giornalisti, analisti, manager e sviluppatori Web. Insomma, una vero esercito di lavoratori, le cui condizioni psico/fisiche, derivanti dal tecnostress, verranno prese in esame nell’ambito della Fiera Milano City, nell’ambito 2.0
Quanto detto fino a ora, viene esplicato meglio da “Enzo Di Frenna”, presidente di NetDipendenza, nell’ambito di un’intervista rilasciata sul sito de “La Stampa“:
“Trascorrere 13 ore sui videoschermi e gestire tante informazioni per un lungo periodo può favorire senza dubbio il tecnostress”
In termini numerici, spaventa un po’ vedere come gli operatori ICT trascorrano, in media, 12,5 ore al giorno davanti allo schermo del proprio computer. A questo dato corrisponde, in pratica, una continua pressione da parte di ritmi incalzati, dettati dalla necessità di trattare un’enorme mole di informazioni.
Informazioni: è proprio questa la parola imputata per la diffusione del tecnostress. Infatti, secondo i lavoratori in generale, lo stress deriva dalla necessità di gestire quantità di dati e informazioni eccessivamente grandi, in tempo troppo ristretti.
La soluzione? Non ci è dato saperlo. È palese, però, che i tempi cambiano e con la diffusione di ICT, il “caro” stress sembra essere andato in pensione; largo, quindi, al tecnostress.