Braccia robotiche controllabili con il pensiero: un’idea nata con i film di fantascienza che potrebbe presto diventare realtà. Forse, più presto di quanto si possa immaginare: dalla Svezia giunge infatti notizia dello sviluppo di un primo prototipo di braccio digitale impiantabile in un essere umano con la possibilità di controllarne i movimenti direttamente con il pensiero. Lo studio è ad opera del ricercatore Ortiz Catalan, della Chalmers University of Technology.
Il mondo della medicina ha fino ad oggi attinto dalla robotica in maniera massiccia, senza tuttavia che venissero compiuti significativi passi in avanti nelle tecnologie a disposizione. Quanto possibile ai giorni nostri esiste infatti già da diverso tempo: trattasi di arti robotici controllati da motori elettrici ed in grado di percepire in parte gli stimoli elettrici. Due sono stati finora i principali problemi: la necessità di programmare a priori i possibili movimenti, rendendo l’utilizzo di tali protesi particolarmente scomodo, e gli ostacoli nel collegare i circuiti di misura e rilevazione al sistema nervoso. La ricerca condotta da Catalan, tuttavia, sembra esser destinata ad oltrepassare entrambi gli ostacoli.
Benché attualmente impiantati utilizzando degli elettrodi collegati sotto la pelle, i prototipi sviluppati in Svezia possono essere infatti collegati direttamente al sistema nervoso, risolvendo una serie di problematiche legate di vario genere, in primis la variazione delle condizioni operative legate ai movimenti ed altri fattori esterni. Così facendo, i sensori presenti all’interno del braccio possono interfacciarsi direttamente con nervi e muscoli, consentendo così al paziente di inviare stimoli con il pensiero, anche grazie alla presenza di algoritmi capaci di trasformare tali stimoli in comandi verso gli attuatori.
I primi test nei laboratori hanno fornito risultati più che positivi, anche grazie alla disponibilità concessa da alcuni pazienti che hanno deciso di sottoporsi ad una serie di esercizi per verificar la bontà del lavoro svolto da Catalan ed altri ricercatori. Il prossimo step, insieme al miglioramento dei sistemi di lettura ed interpretazione dei segnali elettrici provenienti dal cervello, è la messa a punto delle protesi robotiche così da poter metter piede al di fuori dei laboratori svedesi, consentendo ai pazienti di tutto il mondo di avere a disposizione un nuovo arto, seppur artificiale.