Il GSMA Mobile World Congress si sta per concludere dopo aver cavalcato una settimana sull’onda degli annunci patinati. Comunicati stampa, conferenze, dimostrazioni, tutto nel più classico sapore fieristico e tutto filtrato dalle necessità più bellicose delle aziende impegnate a promuovere la propria immagine. Dietro la facciata, però, è sembrata evidenziarsi una tensione latente che non si è mai manifestata, ma la cui presenza è stata costante tra le righe delle novità presentate a Barcellona.
Un articolo Silicon.com ha posto l’accento sullo scontro tra sviluppatori software ed operatori, tra chi vuole far sfruttare la rete e chi la deve gestire. Tra le parti, infatti, v’è un rapporto complesso ed ambivalente con la terza parte (l’utenza) avente funzione passiva di elemento finale che si fa giudice con le proprie azioni. Alcune dichiarazioni hanno messo in rilievo questi aspetti, con alcuni gruppi ormai particolarmente esposti ed impossibilitati a nascondere il braccio dopo aver lanciato il proprio sasso.
Da una parte ci sono gli sviluppatori. Le loro creazioni sono sempre più basate sulla logica del servizio online, facendo dunque dello scambio dati una componente fondamentale del progetto complessivo. Un esempio su tutti è nel nuovo My Phone di casa Microsoft, la quale richiede una connessione disponibile per poter effettuare il backup dei dati in Rete.
Dall’altra parte ci sono gli operatori. Per essi il traffico dati ha un costo specifico, ma ancora la domanda non sembra essere tale da motivare un abbassamento dei prezzi per andare incontro alle esigenze delle masse. Per gli operatori il traffico è oggi un valore aggiunto agli abbonamenti dedicati alla telefonia, ma in un futuro prossimo la situazione potrebbe ribaltarsi vedendo sempre più utenti alla ricerca di una buona flat per la navigazione in mobilità. Gli smartphone hanno questo potere.
Il terzo attore del mercato è l’utente: vorrebbe utilizzare certi servizi, ma si trova innanzi smartphone dal costo spesso proibitivo (e soprattutto nei mesi a venire il costo sarà una componente fondamentale all’atto della decisione d’acquisto), vedendo quindi vincolate le proprie velleità anche da abbonamenti a consumo che limitano enormemente l’appetibilità del sistema nel suo complesso.
Google una proposta l’ha avanzata: chiarezza e trasparenza. «Ogni volta che si apre una pagina web, si tira ad indovinare quanto possa costare»: così Vic Gundotra, sulla stessa linea di pensiero di Josh Silverman, CEO Skype. Secondo quest’ultimo l’utente medio non sa neppure quanto possa valere 1 Mb, ed è per questo che la chiarezza deve essere il primo degli obiettivi da perseguire. Ma non solo. Skype coglie nuovamente l’occasione per ribadire l’importanza della Net Neutrality e del fatto che gli operatori non possono nemmeno ipotizzare di far pagare diversi prezzi in base al tipo di dati scambiato. Secondo Skype sarebbe questo un ragionamento alienante, in grado di confondere l’utente che utilizza i servizi, il che diminuirebbe l’appetibilità del traffico dati in mobilità.
Skype è in una posizione peculiare in questo contesto. L’approdo sui cellulari Nokia come software precaricato, infatti, pone il software in diretta competizione con gli operatori, i quali potrebbero perdere proprio a causa di Skype parte del proprio traffico telefonico. La frazione guadagnata sul traffico dati non sarebbe sufficiente a compensare l’emorragia determinata nella telefonia, e da questa differenza nascono tutte le tensioni che possono crearsi tra un software per il VoIP ed un operatore che deve veicolarne il traffico. Nokia si è posta in mezzo, nel nome dell’interesse del cliente.