Apple è una società nota per la sua estrema riservatezza: il gruppo californiano mantiene il più stretto riserbo sui dispositivi in via di progettazione e, proprio per questa ragione, implementa rigide misure affinché le relative informazioni non vengano rese note al pubblico prima dell’effettiva presentazione dei prodotti. Eppure, fra tutte le società tecnologiche, la mela morsicata è quella maggiormente presa di mira dai leaker, pronti nel rilascio di dettagli riservati praticamente a cadenza quotidiana. Il tutto grazie anche alla collaborazione di alcuni dipendenti dei partner asiatici del gruppo di Cupertino, così come rivela una recente inchiesta di The Information riportata da MacRumors: addirittura, alcuni operai avrebbero cercato di scavare un tunnel per trasferire porzioni dei nuovi iPhone all’esterno degli impianti produttivi.
Il tutto risale al 2013, con il lancio di iPhone 5S e iPhone 5C. A poche settimane dalla presentazione di questi due prodotti, online apparirono diversi scatti del coloratissimo smartphone in policarbonato di Apple, rovinando così la sorpresa che l’azienda aveva ben confezionato per i suoi utenti. Il gruppo, determinato a trovare l’origine del leak, avrebbe quindi inviato un team – denominato “New Product Security” – in Cina, per effettuare tutti i controlli del caso.
Ad aiutare Apple non solo ex rappresentanti dell’esercito a stelle e strisce, investigatori abili con il mandarino e società di auditing di terze parti, ma anche personale locale. Le indagini portano allo scoperto i metodi più insoliti per trasportare materiale inedito del gruppo fuori dagli impianti produttivi, con una capacità d’inventiva che ha dell’incredibile.
Pare che le componenti degli iPhone, infatti, venissero nascoste in scatole di fazzoletti, scarpe, cinture, addirittura nei secchi d’acqua per la pulizia dei pavimenti. Ma non è tutto, poiché gli esperti raggruppati dal gruppo di Cupertino colsero sul fatto alcuni operai, intenti a scavare una sorta di tunnel nelle pareti degli impianti, per avviare un veloce scambio di parti hardware con complici all’esterno.
Alcuni operai stavano scavando un piccolo tunnel in un angolo di una stanza, dietro a un grande macchinario. Le persone toglievano poco a poco dei piccoli pezzi di muro, in pieno stile “Le ali della libertà”.
Questo portò a imporre delle misure di sicurezza ancora più severe, come lo screening dei sacchetti dell’immondizia, l’inserimento di numeri di serie anche sulle componenti più piccole e banali dei dispositivi, la tracciabilità delle linee di fabbrica e degli stessi dipendenti che si sono fatti carico della produzione e molto altro ancora.