Per analizzare seriamente l’effetto tablet sul mondo dell’informazione non si potevano immaginare due nomi migliori: il Pew Research Center e Journalism.org. Da questo ambiente, tra i massimi riferimenti mondiali sull’impatto della tecnologia nel giornalismo, emerge una ricerca che parla di una rivoluzione a metà.
Lo studio, denominato “The Tablet Revolution and What it Means for the Future of News” è stato redatto insieme all’Economist e rappresenta l’indagine più complessa mai fatta negli USA su chi adopera l’iPad e simili (cioè l’11 per cento degli adulti americani), che atteggiamenti ha e cosa possono fare gli editori per migliorare il rapporto con questi device. La ricerca rileva come il 53 per cento dei proprietari di tablet utilizza questi dispositivi per leggere articoli, una percentuale identica alla posta elettronica e di gran lunga superiore a social network e giochi.
È questa una base di per sé solida per credere in tali strumenti, almeno dal punto di vista degli editori, ma c’è un dato che frena gli entusiasmi: le applicazioni, che gli editori (basti pensare a Rupert Murdoch) hanno visto come un’occasione d’oro per ottenere nuove entrate, non hanno superato il browser come modalità per ottenere notizie sulla tavoletta preferita. Solo il 21 per cento degli intervistati utilizza il cloud per avere notizie, mentre il 40 per cento conta ancora sul browser e su Internet, quindi su un approccio tradizionale ereditato con inerzia dalle postazioni desktop. Un altro terzo del campione ha dichiarato di utilizzare entrambe le modalità.
Per quanto riguarda la disponibilità degli intervistati (che attualmente non pagano l’accesso ai contenuti), il 21 per cento ha rivelato che potrebbe pagare fino cinque dollari al mese, e il 10 per cento ha detto che sarebbe disposto a pagare anche il doppio. La base economica è pertanto ancora estremamente fragile.
I sette sondaggi che in questi mesi hanno costituito la ricerca, sono abbastanza precisi sulla composizione sociale dei consumatori di news tramite iPad: più istruiti, più ricchi e più giovani della media e con una frequenza di approccio alle notizie superiore anche del 10 per cento. Sensibili al blasone delle fonti (CNN, Usa today, New York Times) ma anche attratti dal concedere alle applicazioni l’assemblamento delle notizie secondo i propri interessi. Tom Rosenstiel, direttore del Pew, si dice abbastanza ottimista:
Molte ricerche precedenti hanno suggerito che la gente non legge le pagine web troppo lunghe, il che gioca a favore delle tavolette, sulle quali invece questo pregiudizio non c’è. Questo può essere un punto di svolta, ma dipende dall’aspettativa, perché finché non si è un ambiente app la tavoletta non aiuta i produttori di contenuti, e solo il 14 per cento ha detto di aver pagato per un’applicazione (…) Tra un anno o due potrebbe essere già diverso, c’è sempre la possibilità che le persone si abituino al paywall. Dopotutto lo facciamo anche per la televisione.
In ogni caso, il tablet sembra aver modificato il comportamento di consumo delle news di chi lo adopera, ma la base economica ancora non c’è perché al trasferimento sociale corrisponda un trasferimento industriale verso la nuova modalità