A soli tre giorni dalla chiusura del bando, il progetto Smart City subisce la scure della spending review. Nella giornata della notizia della copertura ottenuta per esodati e insegnanti – che restano con l’orario a 18 ore – una sola riga delle agenzie è stata dedicata a un argomento che invece va tenuto in stretta considerazione: per trovare i 157 milioni di euro chiesti dalla revisione della spesa, il ministro Francesco Profumo ha promosso un emendamento che ne toglie altrettanti da diversi altri capitoli, compreso il progetto sulle città intelligenti, tagliato di 30 milioni di euro.
Il bando su Smart Cities and Communities and Social Innovation (vedi qui) era stato aperto il 5 luglio e si è chiuso il 9 novembre per la presentazione dei progetti. Un bando che ha stanziato 655,5 milioni di euro, di cui 170 di contributo e 485,5 per il credito agevolato, per interventi e per lo sviluppo di città intelligenti su tutto il territorio nazionale.
L’emendamento del ministro di cui parlano le agenzie, ha, tra le tante cose, sforbiciato «30 milioni sul progetto Smart City nel centro nord». Nulla di più, al momento, è dato di sapere, ma è difficile pensare che questo taglio non possa avere alcuna conseguenza sull’agenda digitale (del quale le Smart City rappresentano un capitolo).
La prima domanda è di tipo geografico: per quale ragione proprio il centro-nord? È vero che Bari e Napoli si sono rivelate le città che hanno ottenuto i finanziamenti più interessanti, ma quale logica sostiene questa scelta? La seconda domanda, sulla quale il titolare del dicastero dovrà dare delle risposte, verte sul capitolo del bando sforbiciato: 30 milioni sono pochi rispetto ai complessivi 655 (che però sono garantiti da fondi europei, non nazionali), ma molti di più se si considerano i 180 dei contributi diretti. E anche se fossero risorse tolte, ad esempio, al credito agevolato, questo significherebbe che il ministero, tre giorni dopo aver detto sì ai progetti presentati dalle municipalità, le informerebbe che portarli avanti costerebbe (a questi ultime) più del previsto.
La portata dell’operazione è tutta da valutare quando si conosceranno meglio i dati, ma la notizia in sé è già preoccupante per chi considera davvero centrale l’Agenda Digitale italiana per il rilancio del paese. Come peraltro sottolineato, sempre oggi, da Neelie Kroes a Milano davanti a Mario Monti.
A dimostrazione della condizione sempre un po’ contradditoria di chi ha la coperta troppo corta, la settimana prossima è atteso in commissione al Senato il decreto sulla crescita, che contiene l’Agenda Digitale con i dati e gli stanziamenti previsti prima dell’emendamento salva-insegnanti. Quale sia il destino delle smart cities italiane lo decideranno i prossimi giorni e il dibattito tra i partiti che dovranno votarlo. E che dovranno dimostrare di credere o meno nel progetto.