La famosa legge di Moore afferma che il numero di transistor in un processore raddoppia ogni 24 mesi. Per vari motivi, la miniaturizzazione potrebbe fermarsi entro i prossimi cinque anni, ma ciò non significa un rallentamento delle prestazioni. I chipmaker dovranno però trovare nuove soluzioni tecnologiche che, almeno nelle fasi iniziali, potrebbero comportare un incremento dei costi e una diminuzione dei profitti.
Secondo la roadmap pubblicata dalla Semiconductor Industry Association (SIA), un gruppo che rappresenta gli interessi di Intel, AMD, IBM, Qualcomm, Samsung e altri produttori, la riduzione delle dimensioni dei transistor subirà uno stop a partire dal 2021. Attualmente Intel utilizza un processo produttivo a 14 nanometri per l’architettura Skylake. Il precedente modello Tick-Tock prevedeva il passaggio ai 10 nanometri, ma le difficoltà incontrate durante la progettazione hanno costretto l’azienda ad adottare la nuova strategia PAO. Il raddoppio del numero di transistor avverrà quindi in 36 mesi.
Invece di ridurre la lunghezza del gate, i produttori hanno scelto architetture 3D con chip sviluppati in verticale. Grazie alla sovrapposizione dei layer è possibile aumentare la densità dei transistor e le prestazioni. La SIA prevede anche l’abbandono della struttura FinFET e l’uso di materiali alternativi al silicio.
Il passaggio ai 10 nanometri richiede investimenti da miliardi di dollari. È infatti necessaria un nuova tecnica fotolitografica e l’aggiornamento delle fabbriche, costi compensabili in parte incrementando il diametro dei wafer da 300 a 450 millimetri per ottenere una maggiore resa produttiva. Ovviamente la roadmap non rappresenta una certezza assoluta. Non è detto quindi che la legge di Moore morirà nel 2021.