Leggi Antitrust USA: si mobilitano Tim Cook e la lobby Hi-Tech

Secondo il New York Times, Tim Cook avrebbe chiamato Nancy Pelosi per cercare di far rallentare l'iter per le nuove regole Antitrust.
Leggi Antitrust USA: si mobilitano Tim Cook e la lobby Hi-Tech
Secondo il New York Times, Tim Cook avrebbe chiamato Nancy Pelosi per cercare di far rallentare l'iter per le nuove regole Antitrust.

Secondo quanto riportato dal New York Times, fondatori e dirigenti dei colossi digitali statunitensi, supportati da amici lobbisti, si sarebbero messi all’opera per cercare di rallentare (e poi magari modificare) il percorso legislativo per le nuove regole Antitrust contenute in cinque diversi progetti di legge che il Congresso americano sta esaminando in questi giorni. Fonti ritenute affidabili dal noto quotidiano statunitense asseriscono in tal senso che Tim Cook in persona avrebbe telefonato allo speaker della Camera, Nancy Pelosi, nel tentativo proprio di “sensibilizzarla” sulle potenziali insidie per l’innovazione e i benefici dei consumatori, a suo dire nascoste nelle nuove regole Antitrust.

La “guerra” del governo USA alle Big Tech


Anche il nuovo presidente americano, Joe Biden, come il suo predecessore Donald Trump, ha deciso di porre un freno alle pratiche di alcune grosse aziende, convinto che queste abbiano troppo potere, e che l’Antitrust dovrebbe in tal senso porre un freno a certe loro attività. Non a caso meno di due mesi fa ha nominato Tim Wu, docente di legge alla Columbia University, da sempre contro le cosiddette Big Tech, come suo consulente speciale sulle regole relative al settore tecnologico e alla concorrenza. Il Professor Wu è uno dei più convinti sostenitori dell’Ending Platform Monopolies Act, uno dei disegni di legge all’esame del Congresso USA, che se approvato autorizzerebbe il Dipartimento di Giustizia o la Federal Trade Commission a obbligare le aziende tech a vendere parte delle loro attività in caso di conflitto di interessi.

Queste società vengono infatti accusate di adottare continuamente e da anni delle tattiche anti-concorrenziali, e di sfruttare le loro posizioni per violare la privacy dei loro utenti e “indirizzarli” spesso nelle scelte, acquisendo di fatto un enorme potere economico sul mercato a discapito delle altre società più piccole. Anche per questo, dopo una serie di indagini e rapporti dettagliati dell’Antitrust, il governo degli Stati Uniti, forte di un movimento interno bipartisan di rappresentanti democratici e repubblicani, sta lavorando alla stesura di una riforma della normativa giuridica a tutela della concorrenza sui mercati economici più stringente rispetto a quella vigente, oltre che più adattabile al mercato digitale.

Le “paure” delle Big Five

Una questione che, come visto, preoccupa ovviamente le grandi aziende dell’Hi-Tech, che sempre secondo il noto quotidiano newyorchese, si sarebbero mobilitate facendo pressioni su alcuni personaggi influenti. D’altronde queste multinazionali investono moltissimo nell’attività di lobby. Secondo i dati di una ricerca pubblicati dal canale televisivo Cnbc lo scorso anno, le cosiddette “big five” spendono milioni di dollari per avere informazioni privilegiate o mantenere saldi rapporti istituzionali. Facebook, per esempio, ha messo sul piatto della bilancia ben 4,9 milioni di dollari nel trimestre luglio-settembre 2020, mentre Amazon ne ha spesi 4,4 milioni. Google e Microsoft, invece, hanno investito qualcosa in meno, rispettivamente 1,9 milioni di dollari ciascuna, con Apple fanalino di coda con “soli” 1,6 milioni spesi.

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