Internet ha ricominciato a fluire sulle sponde del Nilo. La Rete è tornata nelle case e probabilmente il suo primo effetto sarà proprio quello di svuotare parzialmente le piazze dopo le proteste dei giorni scorsi. Mentre la situazione rimane tesa, ma con i primi spiragli di successo per la folla scesa in strada contro Mubarak, l’Egitto sembra trovare un primo importante segno di normalizzazione in mezzo alle manifestazioni che ancora imperversano a Il Cairo: gli Internet Service Provider hanno riaperto gli uffici, riacceso i propri server e ripristinato i collegamenti degli utenti.
La Rete era stata fermata nei giorni scorsi con un ordine proveniente dall’alto e che aveva costretto tutti i principali ISP nazionali ad interrompere le proprie forniture. Così facendo il Governo sperava di rallentare l’organizzazione delle proteste contro il leader Mubarak, ma l’effetto è stato contrario: la folla ha colto questa rottura come un ennesimo segno dell’inaccettabile tracotanza del vecchio leader ed ha così riversato per le strade una rabbia ed una carica ulteriore. Dopo giorni di assedio e centinaia di deceduti, però, qualcosa è improvvisamente cambiato.
Nella giornata di ieri, dopo una lunga telefonata con Barack Obama, Mubarak ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni. L’attuale Presidente chiede pertanto di poter terminare il proprio mandato, ma già apre le porte alla propria rinuncia ad un ulteriore proroga della propria leadership. Mentre l’opposizione chiede che la poltrona venga abbandonata subito e definitivamente, il Governo concede una necessaria apertura anche probabilmente a seguito di un necessario rasserenamento della situazione agli occhi della comunità internazionale. Ecco così che i bit tornano a fluire, le email tornano a scorrere e le pagine Web tornano ad essere aggiornate. La conferma giunge da Renesys: le attività sono normali, non si segnalano problemi sui DNS, tutti i siti sono raggiungibili senza filtro alcuno. La situazione è completamente ripristinata:
Twitter e Facebook hanno ospitato l’ondata di navigatori pronti a riversare online i propri aggiornamenti di stato ed i prossimi giorni consentiranno ad un altissimo numero di navigatori di testimoniare direttamente la propria esperienza di questa tre giorni di black-out. Si chiude così una parentesi senza precedenti nella quale un paese intero è rimasto senza Rete e senza SMS, nel tentativo vano di soffocare così una rivolta che ha saputo invece auto-organizzarsi anche senza tweet e senza email. Una parentesi, soprattutto, che ha reso chiaro quanto la Rete non sia l’anima delle rivoluzioni, ma ne sia comunque una componente fondamentale e tremendamente temuta.
Una parentesi, in ogni caso, dalla quale tutto il mondo ha molto da imparare.