Le autorità egiziane hanno fatto quel che nessuno ha mai osato fare: spegnere Internet, interrompere ogni comunicazione, tagliare fuori il paese dalla Rete internazionale fermando altresì le comunicazioni interne. Una scelta radicale e scellerata dettata dal fatto che la comunicazione è ciò che consente ai manifestanti di organizzare la propria rivolta contro il Governo Mubarak.
E se la cosa può apparire per certi versi incredibile, i fatti sembrano dimostrare la bontà delle indicazioni giunge nella notte: la quasi totalità dei provider ha fermato ogni comunicazione, isolando di fatto l’Egitto da Internet impedendovi del tutto l’accesso. Link Egypt, Vodafone/Raya, Telecom Egypt ed Etisalat Misr, i quattro maggiori provider nazionali, hanno spento l’interruttore nelle stesse ore in cui anche gli SMS sono stati interrotti con motivazioni del tutto similari al taglio delle linee verso il Web. Al momento un solo piccolo provider risulta attivo: trattasi di Noor Group, il quale riceve il proprio traffico tramite Telecom Italia Sparkle e che al momento sembra essere attivo, almeno in apparenza, per garantire il proprio servizio all’Egyptian Stock Exchange. Seabone, divisione TI Sparkle, conferma l’assenza di traffico a partire ormai dalla giornata di ieri.
Prima venne una interruzione a macchia di leopardo sui principali social network (Facebook e Twitter), ma la misura non è evidentemente sufficiente al raggiungimento dei fini preposti. Con il crescere della protesta nella piazza è cresciuta così anche la pressione delle istituzioni, fino alla clamorosa decisione di queste ore. Le autorità egiziane negano, ma le verifiche da tutto il mondo consegnano un dato inequivocabile: il black-out è effettivo e pressoché completo, creando una interruzione che va a coinvolgere non soltanto la protesta, ma ogni singola attività che sul Web costruisce il proprio mercato.
Una scelta radicale, quindi, che non potrà lasciare indifferente la comunità internazionale. Spegnendo Internet, infatti, l’Egitto ha formalmente chiuso le porte con l’estero rendendo evidente l’attuale difficoltà interna. Mentre Hosni Mubarak non rassegna le dimissioni sperando ancora di riuscire a soffocare la rivolta con le buone o con le cattive, il silenzio della Rete è un urlo verso la comunità internazionale affinché si faccia qualcosa.