Le stampanti 3D possono essere utilizzare per realizzare qualsiasi oggetto (giocattoli, pistole, parti del corpo umano, auto elettriche, ecc.), utilizzando varia tipologie di “inchiostri”, banane incluse. In tutti i casi, però, viene impiegato un unico materiale. I ricercatori della Princeton University hanno progettato la prima stampante 3D in grado di stampare i Quantum Dot LED (QD-LED).
La stampante ha richiesto due anni di ricerca e circa 20.000 dollari di spesa. Il team di scienziati del dipartimento di ingegneria meccanica è riuscito a risolvere il principale problema che finora impediva la stampa di componenti elettronici a semiconduttore, come i LED appunto. È infatti richiesto un processo che permetta di integrare materiali differenti, ognuno dei quali possiede specifiche proprietà fisiche. I Quantum Dot LED, considerati il passo successivo agli OLED, sono composti da cinque diversi materiali, uno per ogni strato necessario alla fabbricazione dei QD-LED.
Il layer inferiore è un anello metallico formato da nanoparticelle di argento. I due strati successivi sono formati da due diversi polimeri, ai quali segue il layer che contiene i quantum dot, ovvero nanoparticelle di seleniuro di cadmio incapsulate in un contenitore di solfuro di zinco. Lo strato finale è composto da una lega eutettica di gallio e indio. I ricercatori possono variare sia l’intensità che il colore dei QD-LED (attualmente solo verde e arancione).
La possibilità di stampare i Quantum Dot LED sulle superfici curve potrebbe portare alla realizzazione di nano display da integrare in lenti a contatto smart, oppure di impianti bionici che sfruttano la luce per stimolare i nervi. Gli ingegneri della Princeton University utilizzeranno altri semiconduttori per indagare sulla possibilità di integrare celle solari, transistor e altri componenti elettronici, ma prima è necessario migliorare velocità e risoluzione di stampa.