Un vero e proprio plebiscito è stato quello che ha eletto, in maniera ovvia e “scontata” come poche volte era capitato in passato, il campione del Barcellona Leo Messi quale Pallone d’Oro 2009, il premio che la rivista France Football regala ogni anno al calciatore che più di ogni altro si è distinto nei 12 mesi passati.
Il funambolico attaccante del Barça ha sbaragliato letteralmente la concorrenza, ottenendo 473 e superando di ben 240 voti un altro grosso nome del calcio moderno come il portoghese Cristiano Ronaldo, mentre terzo, a completare la festa in casa “blaugrana”, si è piazzato Xavi, il centrocampista della squadra catalana che ha ottenuto 170 voti, 21 in più dell’altro compagno di reparto e di squadra Iniesta: chiara dimostrazione di come sia stata il Barcellona, campione d’Europa in carica, la squadra che ha segnato quest’anno calcistico.
Una vittoria che il giocatore argentino ha così descritto:
Sapevo di essere tra i favoriti – le prime parole di Messi- perché il Barcellona ha avuto un anno pieno di risultati. Però non mi aspettavo certo di vincere con un margine così ampio. Il Pallone d’oro è molto importante per me: tutti i giocatori che l’hanno conquistato erano dei grandi e ci sono stati anche grandi campioni che non l’hanno mai vinto.
Leo Messi ha vinto chiaramente per le sue straordinarie doti calcistiche, la grande capacità di corsa unita ad una tecnica sopraffina, il saper saltare l’uomo con estrema facilità così come il saper individuare i tempi giusti per mandare in gol i compagni: l’argentino incarna un po’ l’emblema del calciatore moderno insomma, quel tipo di calciatore capace di stupire sul rettangolo da gioco ma di diventare al tempo stesso un’icona.
Non è un caso, ad esempio, se anche Messi, così come capitato in passato a moltissimi suoi colleghi di primo piano, è stato scelto come testimonial in svariati spot, come quello che lo vede impegnato a dare il volto a PES 10, il simulatore calcistico multipiattaforma di Konami che tanto appassiona i fan nel mondo.
Una piccola riflessione la vogliamo fare quindi su com’è variata la figura del calciatore da una decina d’anni a questa parte. Campioni come Leo Messi, Cristiano Ronaldo, Kakà, Ronaldinho e altri, guadagnano la ribalta non solo per le loro indiscutibili qualità sul campo, ma anche e, certe volte, soprattutto, per la loro capacità di comunicare.
Il fresco Pallone d’Oro non è nuovo ad esempio a comparire in numerosi spot, tra cui quelli legati al suo sponsor tecnico personale, in cui si pone l’accento sulla sua statura e si parla di come, nonostante questo, sia riuscito a “sfondare” nel calcio, facendosi portavoce di un messaggio nobile verso i giovanissimi che si avvicinano al mondo del pallone e che vedono in campioni come Messi dei punti di riferimento.
Quindi ci si chiede: ad un calciatore moderno basta veramente saper “solo” giocare? O servono anche altre qualità comunicative per essere dei personaggi? La risposta potrebbe apparire scontata ma forse, proprio scontata, non lo è affatto. Calciatori come simbolo prima che come giocatori in senso stretto quindi e in fondo, nel calderone della comunicazione globale, un volto, un nome, un personaggio, vale quanto e forse più di un brand…
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