Avete presente la questione sui file degradati di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi? Il benvenuto alla nuova legge lo hanno fornito ieri in modo estremamente completo Gabriele Niola (con interessante commento supplementare di Luca Mazza) e Luca Spinelli.
La verità l’abbiamo un po’ compresa tutti: la legge non è stata formulata bene, ma l’intento del legislatore è chiaro al punto da evitare problemi interpretativi legali nell’immediato. C’è da derimere la questione, semplicemente, per intervenire quanto prima su una legge che così com’è non può durare. C’è da trovare un filone interpretativo univoco, che dipani ogni dubbio. E lo si troverà, perchè è un po’ nell’interesse di tutti. Ma quel che lascia perplessi è il modo in cui il problema è nato, si è formato, è arrivato ad un testo divenuto legge di stato. Per tutto ciò abbiamo chiesto un’opinione a Leonardo Chiariglione, uno che di MP3 & simili qualcosina dovrebbe saperne…
Questo è un esempio sublime del pressapochismo generalizzato nel trattare i digital media.
Da una parte ci sono tecnici che discettano di fair use e dall’altra ci sono i legali che si mettono a parlare di “contenuti degradati”, senza degnarsi di chiedere ai tecnici se quanto scrivono nelle leggi ha più valore dell’inchiostro usato per stamparlo.
Così andiamo avanti avvitandoci sempre di più e sprofondando corrispondentemente sempre più in basso.
La sola consolazione è che questa volta noi italiani non facciamo più brutta figura degli altri, perché su molto di quello che succede negli altri paesi c’è solo da stendere un pietoso velo. Piangiamo pure amare lacrime sull’irrazionalità e sull’ignoranza diffusa.
Leonardo Chiariglione
Più chiaro di così…