Alla stazione Leopolda ci sono mostre, si tengono workshop e lezioni su così tanti aspetti dell’innovazione che è impossibile elencarli tutti. È una delle caratteristiche del Festival di Pisa: ricchezza di programma, molti eventi in contemporanea, tante tracce da seguire compresa quella della formazione.
Il T-Tour ha trasformato la stazione Leopolda – una delle tante location di Internet Festival – in una fucina formativa in continua attività. Entrando negli spazi al pianterreno, ci si può imbattere in conferenze interattive come quella dedicata alla visita virtuale della città della scienza di Napoli, workshop sull’invasione dei wearable, una lezione sulle città intelligenti, domandandosi se si riuscirà a dare un cervello alle metropoli.
Tra le tante stimolazioni per gli studenti – che stanno arrivando coi loro insegnanti – una è letterale: i piccoli robot guidati dagli impulsi del cervello. Un esperimento di wearable estremo che fa scoprire le possibilità della scienza. Ma anche qualcosa di frivolo può fare accedere alle ultime tecnologie dei maker, ad esempio la stampante 3D portata dallo You Lab di Pistoia, al centro di un laboratorio che insegna a realizzare dal nulla dei bijioux. Una pacchia per le studentesse, che subito hanno liberato la loro creatività.
La storia della scienza, la sua capacità di sorprendere, di rivelare, di incidere nella vita dell’uomo – quando si sente ignorante e vuole informarsi, quando è malato e vuole guarire, quando ha un’ipotesi e vuole sperimentarla – un tempo parlava la lingua (bellissima) di Galileo, oggi si impara a programmare, ad analizzare dati, si muovono piccoli robot. Oggi, sabato 11, sono previsti incontri dai titoli accattivanti, come MemorySharing, #TwSposi (il romanzo di Manzoni, famoso anche per la sciacquatura in Arno), la Zuppagrafica e molto altro. Alla stanza della musica si imparano i primi rudimenti della composizione elettronica, al laboratorio Parola d’ordine si apprendono i segreti delle password, i codici a barre, i Pin, tutta la matematica dei codici segreti. E poi ancora la realtà aumentata per i musei, la statistica di Internet, tutorial sullo storytelling, la relazione tra l’uomo e la macchina, e quando proprio non se ne può più di tutta questa tecnologia, c’è “Ora d’aria”, dove viene suggerito ai ragazzi di mettere offline tutti i loro device e immergersi in arti perdute come la calligrafia, il teatro, i giochi di cortile.