Nella prima giornata di prenotazione di iPad in Italia, non potevano mancare le polemiche. In questo caso, però, non sono le prestazioni del tablet di Cupertino a sollevare accese critiche, ma l’obolo ministeriale richiesto per i dispositivi elettronici: su un iPad, l’utente deve pagare 1.90 di equo compenso. Si tratta certamente di una cifra ridotta, ma moltiplicando per tutti gli iPad venduti e, non ultimo, per altri dispositivi della stessa classe, appare chiaro quanto si riempiranno le casse della S.I.A.E.
È Apple stessa ed evidenziare questa tassa, esplicitandola nella fattura online di iPad: “Compenso per copia privata* – MC496TY/A“. Si tratta di un, seppur piccolo, esborso economico che si basa sulla presunzione che, una volta acquistato un supporto digitale di memorizzazione, l’utente si lancerà in attività di violazioni del copyright. Appare evidente, tuttavia, come un utente possa acquistare un iPad e utilizzarlo in modo perfettamente legale, versando così un orpello che in realtà non lo dovrebbe riguardare.
Come riporta Webnews, è la S.I.A.E. stessa ad esplicitare le motivazioni di questo sovrapprezzo:
La Copia Privata è il compenso che si applica, tramite una royalty sui supporti vergini fonografici o audiovisivi in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. In questo modo ognuno può effettuare una copia con grande risparmio rispetto all’acquisto di un originale.
Gli utenti italiani possono però rallegrarsi dando uno sguardo oltreoceano. In Canada, qualche tempo fa, è stata addirittura proposta una “iPod Tax” del valore di 75 dollari su questo tipo di supporti, incluso iPod e iPad. A conti fatti, seppur non pienamente giustificabile, l’obolo S.I.A.E. appare tutto sommato contenuto.