Che il Governo necessiti di atti formali per avviare una procedura di investimenti sulla banda larga è cosa evidente; che il Governo necessiti di una nuova commissione e di nuovi ulteriori “esperti” per stabilire quanto noto e risaputo ormai da tempo, invece, è qualcosa che farà alzare un nuovo polverone mediatico. Tuttavia trattasi di una procedura che in linea teorica va nella giusta direzione: capire come e se investire per fare in modo che l’Italia possa essere al passo con l’Agenda Digitale europea.
La nota trapela da Palazzo Chigi, ove è così spiegata la nuova iniziativa per inseguire i futuri piani di investimento per la banda larga nel nostro paese: «Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, ha deciso, nell’ambito delle iniziative per l’attuazione dell’Agenda Digitale, di avviare un’analisi sullo stato attuale dell’infrastruttura di banda larga in Italia, degli investimenti sin qui fatti e dei piani di sviluppo dei principali gestori, al fine di valutarne la congruenza con gli obiettivi di copertura indicati dalla UE per il 2020». Il ruolo del team sarà insomma quello di misurare i ritardi fin qui accumulati sul percorso dell’Agenda Digitale, così da intervenire per rettificare le procedure e riallineare il paese con gli obiettivi fissati a livello europeo.
Francesco Caio, già Commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, nonché firmatario di un precedente rapporto sul settore, avrà il compito di coordinare i lavori di studio di due esperti: Gerard Pogorel, professore emerito dell’Università ParisTech di Parigi (nonché membro del’Organo di Vigilanza deputato al controllo dei rapporti tra Telecom Italia, OLO e Agcom), e Scott Marcus, advisor della Federal Communication Commission americana. L’esposizione pubblica dei curriculum è il biglietto da visita che argomenta la scelta dei due esperti, la cui procedura di nomina non è però stata esplicata in alcun modo. Il triumvirato Caio-Pogorel-Marcus dovrà ora avvalersi dei dati già in possesso dell’AGCOM, consultandosi inoltre con i gestori attivi sul mercato, per arrivare a fine anno con una prima serie di conclusioni.
Spiega Letta: «Francesco Caio ha in questi mesi definito con chiarezza le priorità di intervento, accelerato la realizzazione dei principali progetti e disegnato una governance per l’Agenzia finalizzandone lo Statuto (oggi al vaglio delle Amministrazioni). In concomitanza col Consiglio Europeo di ottobre gli ho chiesto di includere nelle sue attività di attuazione dell’Agenda Digitale la definizione di un processo strutturato che consenta alla Presidenza del Consiglio di avere piena e tempestiva visibilità sull’evoluzione della qualità e degli investimenti nella rete in banda larga: una infrastruttura che questo governo considera essenziale per la competitività del Paese, le sue prospettive di crescita e occupazione e il rispetto degli obiettivi fissati dall’Europa per la digitalizzazione degli Stati Membri».
Un asset tanto essenziale che l’ultima “Legge di Stabilità” ha stanziato (e poi rimosso) appena 20 milioni a fronte di investimenti necessari di almeno due ordini di grandezza superiori. Ora però il pallino torna nelle mani di Caio, il quale ha tempi contingentati per giungere a conclusioni precise: dopodiché la parola passa al Governo, il cui orizzonte di intervento è ad oggi spostato teoricamente al 2015. Anche in questo caso l’instabilità non aiuta, poiché di Governo in Governo, di promessa in promessa, la rete rimane la stessa ed i problemi si stratificano rendendosi cronici e difficilmente affrontabili.