Una lettera accorata dall’Internet Governance Forum in corso a Trento nelle stesse ore delle dimissioni di Silvio Berlusconi è stata spedita al suo probabile successore, Mario Monti. L’appello riguarda un altro spread da abbassare in Italia: quello digitale.
La lettera, intitolata “Per la crescita il nuovo governo deve affrontare lo spread digitale” pone l’attenzione del professore della Bocconi neosenatore a vita, già commissario europeo alla concorrenza, sui tanti ritardi tecnologici di cui soffre il Belpaese, considerati dai firmatari ormai insostenibili per la nostra economia.
“L’incapacità di affrontare i problemi legati alla diffusione della banda larga è indegna di un paese che voglia restare in Europa. Non si può aspettare il superamento della crisi economica per investire nel digitale, perché, come sancito dalla Commissione Europea nella Strategia 2020, lo sviluppo dell’economia digitale è una delle condizioni imprescindibili per il superamento stesso della crisi.
Nonostante i ritardi, l’economia digitale rappresenta già il 2% del PIL dell’economia nazionale e, negli ultimi 15 anni, ha creato oltre 700.000 posti di lavoro. Internet non può essere più ignorata.”
La lettera a Mario Monti sta facendo il giro della blogosfera, anche se non c’è ancora una risposta ufficiale da parte dell’interessato sono in molti a pensare che sia venuto il momento di cambiare radicalmente l’approccio della politica al mondo digitale. Forse persino nominando un ministro, o quanto meno una delega apposita.
Stefano Rodotà, ex presidente dell’Authority per la privacy e uno dei protagonisti di questo forum, ha da tempo proposto di inserire Internet nell’articolo 21 della Costituzione, a simbolo di un diritto all’accesso che spronerebbe all’impegno pubblico per superare lo spread digitale che vede solo il 49% delle abitazioni italiane raggiunte da Internet, contro il 61% della media europea.
La lettera, e i tanti commenti in Rete, ricordano le tante proposte di legge che in questi anni hanno colpevolizzato la cultura della Rete, i social network, impedito una diffusione naturale di Wi-Fi spot. Ma va oltre e fa alcune proposte, tre in particolare: completare l’agenda digitale; garantire la neutralità della Rete; scrivere uno statuto dei lavoratori e delle professioni della Rete.
Mario Monti e il suo governo tecnico avranno tempo e modo di occuparsi anche di questo differenziale, tecnologico e potenzialmente economico? Difficile rispondere, ma intanto un piccolo programma se lo trova già scritto.