«Critiche da parte degli eurodeputati alla proposte della Commissione europea sulla gestione transfrontaliera dei diritti d’autore nel campo dei servizi musicali online. Nella relazione di iniziativa del Parlamento adottata ieri, e affidata alla deputata ungherese Katalin Lèvai (gruppo socialista), emergono i contrasti con la Commissione per la decisione di approvare una legislazione non vincolante. Il Parlamento, invece, chiede una direttiva quadro con la procedura della codecisione. In questo modo, il Parlamento si garantirebbe anche la completa partecipazione al processo legislativo»: così una comunicazione riassume quella che è stata la reazione del Parlamento Europeo alle sollecitazioni provenienti dalla Commissione sul tema della musica online.
Tutto prende forma a seguito della relazione della deputata ungherese Lèvai, la quale riassume la posizione dell’intera assemblea nel puntualizzare l’interpretazione offerta alle raccomandazioni firmate dalla Commissione in data 18 Ottobre 2005 in riferimento alla gestione transfrontaliera dei diritti d’autore nel campo dei servizi musicali online autorizzati. L’intervento contesta la formulazione stessa della raccomandazione e l’omissione del coinvolgimento del Parlamento nel processo normativo conseguente.
Il Parlamento preme per portare avanti una proposta che «non dovrebbe in alcun modo compromettere la competitività delle imprese creative del settore, l’efficacia dei servizi forniti dai CRM o la competitività delle imprese di utilizzatori». La richiesta, insomma, è quella di una definizione di «norme minime in materia di strutture organizzative, trasparenza, rappresentanza, regole per la ripartizione dei diritti, contabilità e azioni legali. È quindi necessario assicurare un’ampia trasparenza specie per quanto riguarda la base di calcolo delle tariffe, i costi di gestione e la struttura dell’offerta e, a tale scopo, la direttiva dovrebbe stabilire eventualmente norme sulla regolamentazione e il controllo dei CRM». Va sottolineato ancora un passaggio particolarmente importante nell’intervento della Lèvai:
«È inoltre necessario tenere conto degli interessi degli utilizzatori e del mercato e assicurare in particolare che gli utilizzatori piccoli e medi dispongano di adeguata tutela giuridica. In caso di contestazioni, dovranno essere introdotti efficaci meccanismi di composizione «abbordabili sotto il profilo dei costi e che non pesino eccessivamente sugli utilizzatori in termini di costi per l’assistenza legale». La direttiva dovrebbe poi promuovere la capacità dei titolari dei diritti di mettere a punto in tutta l’UE una nuova generazione di modelli di licenze collettive per la musica, relative agli usi online e più adeguate all’ambiente online, sulla base di accordi di reciprocità e della reciproca riscossione di royalties. Ma anche assicurare che i titolari dei diritti non abusino della loro posizione al punto da impedire la realizzazione di uno “sportello unico” per l’acquisto collettivo di diritti del repertorio su scala mondiale. Occorre altresì valorizzare l’utilizzo, in questo mercato, di misure e piattaforme tecnologiche aperte e interoperabili, idonee a consentire la tutela dei titolari dei diritti, il normale utilizzo, da parte del consumatore, dei contenuti legittimi legalmente acquistati e lo sviluppo di nuovi modelli commerciali nella società dell’informazione. Allo stesso tempo, il Parlamento ritiene necessario evitare l’accentramento eccessivo dei poteri di mercato e dei repertori, garantendo che i più importanti titolari dei diritti non possano conferire mandati esclusivi a un singolo CRM o a un numero ristretto di CRM, assicurando in tal modo che il repertorio globale resti disponibile a tutti i CRM per la concessione delle licenze agli utilizzatori».
Il Parlamento Europeo, insomma, alza la voce e lascia trasparire le proprie volontà: gestione collettiva dei diritti, interoperabilità tra le varie piattaforme, apertura e tutela del consumatore. Dopo l’intervento dei giorni scorsi di Meglena Kuneva (commissario europeo per la protezione dei consumatori), presto indirizzato verso una dimensione individuale e non rappresentativa dell’approccio istituzionale ufficiale, un nuovo sasso viene lanciato nello stagno europeo della musica digitale. L’intervento è destinato a figliare conseguenze importanti.