L’ACTA potrebbe essere giunta al capolinea. I titoli di coda hanno iniziato a scorrere sulle parole di Neelie Kroes, Vice Presidente della Commissione Europea e responsabile per l’Agenda Digitale, la quale ha spiegato di aver preso semplicemente coscienza della realtà dei fatti e di prendere pertanto atto dell’impossibilità di proseguire su questo percorso.
Parole dure, importantissime soprattutto per il cambiamento di segno avvenuto nel giro di poche settimane: la stessa Kroes puntava infatti il dito contro i falsi miti che hanno circondato il trattato, sottolineava la piena regolarità della bozza e chiedeva ad alta voce la ratifica del “Anti Counterfeiting Trade Agreement”. Le frasi odierne invece dipingono un quadro del tutto differente e descrivono un passo indietro per certi versi obbligato: «abbiamo recentemente visto quante migliaia di persone abbiano protestato contro leggi viste come una restrizione dell’apertura e dell’innovazione su Internet. Questa è una forte voce politica. Ed in quanto favorevoli all’apertura, accogliamo tali proteste anche se non siamo sempre d’accordo su tutto quel che è stato sostenuto». E quindi la sentenza, attraverso parole attese da molti:
Siamo probabilmente in un mondo senza SOPA e senza ACTA.
La Kroes non si assume la responsabilità di licenziare su due piedi il trattato (il “probabilmente” ammorbidisce solo in parte la forza delle sue parole), dunque un portavoce si affretta a sottolineare come non sia la vicepresidenza della Commissione Europea ad abortire l’ACTA, ma la responsabilità vada girata alla “situazione politica”. La colpa è del contesto, insomma, e probabilmente di chi non ha più intenzione di continuare a spingere ulteriormente sullo stesso tasto.
Caduta la SOPA (e anche la CISPA non se la passa meglio), e caduta l’ACTA, si apre la strada alla necessità di un nuovo intervento. La Kroes infatti ha parlato chiaro in tal senso: Internet è una grande realtà, ma non va trasformata in un Far West all’insegna della deregulation. La Commissione Europea, insomma, non intende abbassare la guardia e ribadisce il proprio impegno affinché possano esserci regole chiare e condivise. Parametri, per l’ACTA, non più raggiungibili: la chiarezza è stata ampia, la condivisibilità è invece venuta meno.
Difficilmente, insomma, l’Unione Europea ne ratificherà il testo. Non è dato sapersi se la Corte di Giustizia si pronuncerà in merito, né se si arriverà comunque al voto (previsto per le prossime settimane), ma su queste parole il capitolo ACTA potrebbe considerarsi, almeno virtualmente, chiuso.