Il rapporto (pdf) di Freedom House, organizzazione indipendente per la tutela della libertà di stampa nel mondo, non è dolce nei confronti della situazione italiana. Il nostro paese è descritto a sommi capi, ma con un giudizio finale spietato. A livello internazionale il giudizio è composito, in larga parte basato sul modo in cui nei vari paesi ci si raffronta con la realtà del Web, ma quest’ultimo non è in alcun modo dipinto come il porto franco delle libertà e, anzi, se ne tratteggiano tanto il potenziale quanto il ruolo ad oggi ancora indefinito.
La descrizione della situazione italiana, però, ignora la rete e si concentra soprattutto sulle televisioni e sui giornali. Il “male” dell’Italia, infatti, è identificato all’interno della forte concentrazione di potere politico, mediatico ed economico che Freedom House non esita a chiamare per nome e cognome: Silvio Berlusconi. A causa dell’anomalia di questa situazione la classifica dei paesi più liberi vede l’Italia appena al 72esimo posto con un giudizio di “parzialmente libera”, un coefficiente pari a quelli di Benin, India e Hong Kong e posizionata tra le ultime piazze nel contesto dei paesi dell’Unione Europea. La mappa parla chiaro: per l’Italia v’è una sonora bocciatura.
Mappa Freedom House – Unione Europea
Dal rapporto emerge una forte considerazione nei confronti del Web, al quale non è però accreditato potere salvifico nei confronti dell’informazione. Freedom House utilizza la rete come importante parametro di valutazione, intravedendo nello strumento forti potenzialità espressive, ma al tempo stesso un elemento che in ampia misura è ancora possibile controllare, limitare e trasformare in giogo al servizio del controllore.
Il rapporto vede nella rete soprattutto un mezzo di comunicazione dal basso, ove l’accesso libero all’informazione ed il potere di parola ai blogger diventano ottimi parametri di misurazione del livello di tolleranza che le istituzioni manifestano. Dall’Africa alla Russia, dalla Cina al Sud America, leggi e restrizioni varie sono ciò che limitano il potenziale della rete. Ma soprattutto nei paesi più avanzati il ruolo del Web rimane ancora tutto da interpretare, sia pur se chiaramente centrale: «La crescita di internet ed il declino dei giornali sta portando ad una grande ristrutturazione dell’industria dell’informazione – le cui conseguenze sono ancora al centro del dibattito». Ove la rete è più presente, la libertà è tendenzialmente maggiore: ma la corretta direzione nel rapporto causa-conseguenza è in realtà tutto da dimostrare.
L’Italia è nel novero del 33% dei paesi (e del 44% della popolazione mondiale) la cui libertà di stampa è soltanto parziale. In Italia il ruolo della rete è ancora marginale, ma è in crescita. La libertà del paese passa anche per la libertà del Web e la libertà del Web passa per una revisione delle leggi censorie, per l’abbattimento del digital divide e per l’investimento nell’alfabetizzazione informatica della popolazione. Sempre che, a monte di tutto ciò, vi sia una chiara decisione di merito che voglia far compiere al paese un passo avanti nella direzione di una normalizzazione della situazione.