La HADOPI (Haute Autorité pour la Diffusion des Œuvres et la Protection des Droits sur Internet) è durata il tempo di far parlare di sé, trarre l’Italia in un non meglio precisato patto sul quale ancora l’on. Bondi deve rispondere in parlamento, poi in un attimo tutto scompare in mezzo al generale sospiro di sollievo. La norma che introduceva le “tre botte e via”, voluta dal governo Sarkozy per osteggiare la pirateria online, scompare con un voto, fermandosi alla seconda tornata dopo il lasciapassare alla prima analisi.
«Le uova di pasqua dei cittadini francesi si sono schiuse anzitempo ed hanno regalato a questi ultimi la più bella delle sorprese: con un gesto di orgoglio e di rispetto della democrazia di rara intensità il Parlamento francese non se l’è sentita di varare definitivamente la legge Hadopi e l’ha bocciata, dando così ragione a quanti, sin qui, ne avevano sottolineato la palese illegittimità»: così Guido Scorza ha benedetto a caldo la bocciatura dell’HADOPI. 15 voti a favore e 21 contro: la norma si ferma in Senato grazie all’assenza dei voti della Destra e ad un paio di franchi tiratori i quali hanno unito il loro voto a quello dell’opposizione.
Lo stesso sollievo è espresso dall’on. Roberto Cassinelli, colui il quale aveva firmato il documento di interrogazione parlamentare rivolto all’on.Bondi: «A questo punto siamo un po’ più tranquilli: l’Assemblea nazionale francese non ha ratificato la legge Hadopi sull’antipirateria online, e confidiamo che il Ministro Bondi non abbia più dubbi nel decidere di non adottare il sistema a risposta graduale proposto dal Ministro francese per la cultura». Oltre alle evidenti discrasie tecniche, la norma imponeva infatti un regime di pesante controllo sulla rete, giungendo alla sanzione del distacco dopo un procedimento a tre stadi di avviso. La terza ammonizione, insomma, avrebbe determinato l’espulsione, caratterizzata da un distacco temporaneo dal Web con tutto quel che può derivarne. La sanzione contro i diritti: lo scontro a livello di principo è stato feroce, ma in Senato questi ultimi sembrano aver avuto la meglio affondando la normativa da cui già alcuni stati esteri stavano prendendo spunto per la propria legiferazione in materia.
Con lo stop della contestatissima norma sembra arenarsi la battaglia contro la pirateria che vedeva nell’istituzione dell’HADOPI la creazione di un elemento di forte repressione, pur se in fase attuativa la norma avrebbe dovuto incontrare non poche difficoltà (esasperate peraltro dal sicuro atteggiamento ostruzionista da parte dell’utenza). Fermandosi l’HADOPI, e venendo meno le basi che sorreggono l’emendamento D’Alia e le pressioni delle proposte firmate da Gabriella Carlucci, sembra temporaneamente sgonfiarsi una agglomerato di proposte che andavano tutte nella stessa direzione, peraltro contraria a quella delineata da nuove raccomandazioni provenienti dall’Unione Europea.
L’Italia, dopo aver parzialmene ceduto alle lusinghe della legiferazione transalpina, dovrà ora rispondere al voto del Senato francese prendendo posizione su una questione divenuta ormai centrale per regolamentare un settore che ad oggi vive ancora di forti contrasti, pressanti lobby e la generale assenza di personalità di spicco in grado di proporre approcci alternativi alla materia. Una cosa è certa: i vecchi sistemi non esistono più ed il vecchio modo di regolamentare il settore non sa adattarsi alle nuove realtà che la rete porta nelle case. Di qui occorre partire per rivedere l’emendamento D’Alia, per bocciare le proposte della Carlucci e soprattutto per iniziare un nuovo percorso comune che sappia trovare la giusta direzione. Incontrarsi sarà il primo passo.