Una flat per togliersi il problema e scambiare senza problemi legali qualsiasi tipo di contenuto digitale: un emendamento passato per 30 voti contro 28 autorizza infatti lo scambio di file quando lo stesso avviene con finalità esclusivamente orientate all’uso privato. Il testo, dunque, autorizza apparentemente il P2P al costo di una piccola maggiorazione sui costi di connessione al web (valutata in circa 5 euro). 30 voti contro 28 significa però soli 58 voti sui 577 potenziali votanti (emendamento approvato in orario notturno, presente solo il 10% dell’assemblea): la legge nasce dunque fragile e difficilmente sopporterà la pressione mediatica immediatamente sollevatasi sull’argomento.
Il principio espresso dalla legge prevede una maggiorazione di pochi euro sul costo di connettività al fine di compensare le parziali perdite imposte agli autori in quanto a copyright: il gettito verrebbe dunque redistribuito agli artisti secondo i regolamenti vigenti in merito. Il download di qualsivoglia materiale protetto diverrebbe dunque lecito ed il tutto al costo di una piccola tassa.
La proposta ha immediatamente polarizzato l’opinione pubblica ed i rappresentanti delle istituzioni su due posizioni completamente opposte: chi è favorevole plaude alla nuova atmosfera instaurata, dipingendo sull’emendamento l’inizio di una nuova era nella gestione dei diritti d’autore; il versante opposto boccia in toto la normativa e lancia anatemi contro una tassa giudicata iniqua assolutamente insufficiente a coprire la perdita di royalties che graverebbe sul mercato.
La legge è stata approvata ma dovrà ancora passare in Senato ove troverà presumibilmente fin da subito ampio ostruzionismo. E’ difficile ipotizzare il modo con cui potrà risolversi la vicenda, ma la votazione ha il merito di tracciare un precedente che potrebbe suggerire nuove modalità di gestione dei diritti d’autore nel mondo digitale.