I primi, timidi tentativi su iBooks 2 non sembrano aver riscontrato l’apprezzamento del pubblico, né di chi opera nel settore educational. Gli ebook che avrebbero dovuto lanciare la rivoluzione digitale nell’apprendimento scolastico falliscono miseramente a causa della poca interattività e, soprattutto, per via della scarsissima lungimiranza dell’industria degli editori.
In seguito ad un iniziale, apparente successo – ben 350.000 download in tre giorni – le prime critiche, piovute da un noto servizio collaborativo online dedicato agli studenti dei licei statunitensi, paiono tutt’altro che lusinghiere:
«È identico a leggere un PDF dei testi disponibili in classe oggi. Le tanto sbandierate funzionalità interattive sono virtualmente inesistenti. Al di là delle funzionalità tipiche dell’iPad (evidenziatura e definizioni), non c’è nulla di nuovo incluso nei libri di matematica pubblicati su iBooks. […] Nonostante l’opportunità e gli strumenti per creare una fenomenale esperienza formativa per gli studenti, le società storiche dietro ai libri di testo scelgono la via facile. Nonostante il diritto di prelazione su una nuova, rivoluzionaria piattaforma, essi scelgono di fornire i soliti contenuti stantii.
E non va meglio tra gli utenti, rimasti sostanzialmente delusi da quanto visto sin qui. I commenti alla pagina di App Store, infatti, quando non invitano esplicitamente a spendere i propri soldi altrove, lanciano pesanti accuse:
«Non posso credere che questo sia il biglietto da visita che segna il debutto dei libri interattivi. Non c’è niente con cui interagire.»
«Questa app non consente a mio figlio di toccare le immagini e visualizzare le parole. Quasi tutta la grafica resta per lo più “silente.” Il software per Apple II su floppy disk faceva di più. Uso terribile della tecnologia. Sembra carino ma non è un granché. E questa sarebbe la vetrina per le potenzialità di iBooks 2? Pessima scelta»
Ho visto la presentazione del nuovo strumento per la creazioni di contenuti Apple. Sembra un bellissimo concept. Tuttavia, questo libro rappresenta un brutto esempio e una pessima implementazione di un’idea grandiosa. Meno male che mi hanno fornito prima una prova. Non compratelo.»
Insomma, è evidente che, nonostante gli sforzi degli ingegneri e dei trombettieri del marketing di Cupertino, le cose siano andate meno bene del previsto. D’altro canto il margine d’azione di Apple è circoscritto ai suggerimenti e alla parte prettamente tecnica; ma in ultima analisi la generazione dei contenuti dipende direttamente dai colossi storici dell’industria dell’editoria, ed è lì che alligna la strozzatura nella creatività. Il che equivale a dire che le potenzialità ci sono tutte, ma restano ancora ampiamente sottoutilizzate a causa d’un misto d’impreparazione e scarsa saggezza che rischia di tarpare le ali a Apple, ai suoi competitor e a un intero, nascente mercato.