La decisione è stata più volte rimandata, ma alla fine l’ICANN ha dovuto pronunciarsi e l’ha fatto con voto e sentenza negativi: il dominio .XXX non s’ha da fare. La proposta, nata nel 2001 e formulata ufficialmente nel momento in cui l’authority internazionale ha palesato l’intenzione di estendere il numero dei nomi a dominio esistenti (2004), cade così dopo lunghe discussioni sull’opportunità o meno di avere a disposizione un Top Level Domain riservato per il mondo della pornografia.
A favore della proposta sicuramente l’ICM Registry, ovvero il gruppo proponente (che nel progetto ha anche investito una ingente somma di danaro). Secondo le intenzioni del gestore il dominio avrebbe dovuto costituire un’area protetta per i contenuti di matrice pornografica, facilitando così i filtri per la navigazione ei bambini ed offrendo armi più importanti agli inquirenti nell’identificazione del materiale riconducibile alla pedofilia. Parte del ricavato della gestione dei domini avrebbe dovuto proprio essere reinvestita al fine di tutelare i bambini dalle derive pericolose e proibite del mondo “XXX”.
Il sito ufficiale dell’ICM Registry non riporta al momento ancora alcun commento alla vicenda e ferma al 28 Marzo i comunicati relativi alle iniziative intraprese ed agli attestati di stima ricevuti per l’idea. Contro il progetto si sono schierati nel tempo non solo vari istituti e rappresentanti religiosi, ma anche importanti luminari del WWW che hanno visto nella creazione di nuovi domini una direzione poco utile alla crescita del World Wide Web.
Tra i voti contrari al provvedimento figura ad esempio quello pesante di Vinton Cerf, colui che è considerato uno dei padri di Internet grazie al proprio apporto per la creazione del TCP/IP (oggi alle dipendenze Google). Altro importante parere contrario è quello di Tim-Berners Lee, fermo fin dal principio nel bocciare la creazione dei nuovi domini oggi in attivazione.
Con 9 voti contro 5 l’ICANN ha accantonato il problema rinviandolo nuovamente nel tempo (già nel 2000 la questione venne posta ma non trovò soluzione). In rappresentanza dell’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, Paul Twomey ha spiegato che il dominio avrebbe apportato vari problemi a livello legislativo e posto in seria difficoltà l’ICANN stessa nella gestione del tutto. Twomey si è inoltre trovato costretto a respingere le accuse secondo cui la decisione avrebbe avuto matrice politica, rivendicando così la completa autonomia decisionale del proprio gruppo.
Le valutazioni della vicenda gravitano su piani, contesti e parametri diversi. Il dominio è stato bocciato moralmente in quanto costituiva una sorta di presenza garantita e legalizzata per il mondo della pornografia; dall’altra v’è il problema legislativo dietro cui si è nascosto l’ICANN; infine c’è la valutazione rischi/opportunità nella creazione di ogni nuovo dominio, la cui presenza apporta tanti vantaggi quanti sono gli effetti collaterali e la cui autorizzazione va preventivamente soppesata al fine di evitare uno sviluppo distorto e controproduttivo della rete.