Sta facendo il giro del web la notiza che Linden Lab ha vietato, del 22 gennaio, qualsiasi attività di virtual banking in Second Life.
La pratica di aprire banche in Second Life si era diffusa negli ultimi anni, in quanto molti abitanti si trovavano ingenti somme di denaro a disposizione e l?idea di maturare qualche interesse faceva gola a tanti.
Ovviamente, dato che Second Life (come mi ostino sempre a riptere) è tutt’altro che virtuale, si sono replicate le stesse dinamiche che si replicano nella real life: le truffe. Sono molto quelli che, improvvisandosi banchieri, hanno iniziato a promettere forti interessi per poi “scappare con la cassa”.
Linden Lab da tempo cerca di ripulire Second Life da comportamenti e servizi che possono mettere in cattiva luce il suo prodotto, soprattutto adesso che sta diventando sempre più popolare e nuovi mondi online si affacciano all?orizzonte.
Il 2008 sarà infatti l’anno in cui vedremo fiorire molti altri mondi online diversi ed alternativi a Second Life, che per la prima volta avrà dei concorrenti seri da fronteggiare. Per questo motivo prima ha vietato pratiche sessuali (considerate) perverse, poi è toccato al gioco d’azzardo e ora è il turno delle banche virtuali.
La versione ufficiale di Linden Lab sostiene che la scelta di bandire servizi di credito in Second Life nasce dall’impossibilità di controllare che tali servizi si svolgano correttamente, senza danneggiare i residenti. Non mi interessa più di tanto giudicare se la scelta è stata corretta o meno, quanto evidenziare la volatilità dei business in-world.
Troppo spesso ci si dimentica che Second Life è di proprietà di una società privata. Ogni business che lanciamo in-world si trova in una posizione di incredibile precarietà, in quanto da un momento all’altro il proprietario (Linden Lab) può decidere che dobbiamo chiudere o può fare una scelta che cambia radicalmente il mercato in cui operiamo costringendoci a chiudere.
Second Life è dunque un interessantissimo luogo di sperimentazione, ma tale deve essere considerato. Ritenere che in esso possano ravvisarsi modelli di business definiti o di medio-lungo periodo è, secondo me, altamente imprudente.