Lindows parla di un “attacco globale” dalla quale vorrebbe in qualche modo essere difesa. Per questo motivo una lettera inviata ad un tribunale di Seattle (dal proibitivo titolo “Lindows.com Motion for Anti-suit Injunction and Declaration of Non-enforceability of Foreign Interim Order”) chiede un intervento fattivo degli organi giurisprudenziali al fine di fermare questo accanimento di estensione globale («worldwide legal assault»).
L’argomentazione portata avanti da Lindows restituisce a Microsoft la stessa moneta: mentre l’accusa anela a fermare il sito Lindows.com per fare in modo che nei paesi in cui vige la vittoria Microsoft gli utenti non possano accedere al prodotto, la difesa richiede che gli USA difendano i diritti del sito a rimanere attivo in virtù della vittoria acquisita a suo tempo. Il caso si sviluppa così in una intricata struttura che mette in evidenza la ben nota discrasia tra le strutture geopolitiche nazionali e la struttura Internet unica e globale.
Trovatosi con le spalle al muro, Lindows.com non può che tentare un estremo contrattacco. Dopo le prime incoraggianti vittorie contro le accuse Microsoft circa il trademark del nome “Windows”, sono arrivate le sconfitte che hanno radicalmente tagliato il mercato del sistema operativo dericato da Linux.
Il caso più eclatante è quello del Benelux, dove Lindows non solo si è trovata costretta ad interrompere la vendita del prodotto e l’uso del nome, ma si è vista richiedere da Microsoft di una penale a causa del ritardo con cui i provvedimenti sono stati attuati. Dopo essere uscita sconfitta dal primo processo negli Stati Uniti, Microsoft ha intrapreso un’iniziativa distribuita su più paesi, raccogliendo vittorie e sconfitte ma raggiungendo comunque il possibile obiettivo preposto: limitare il mercato del rivale Lindows.