Prima della registrazione del marchio “Windows”, la parola era di uso comune e come tale va intesa oggi. Cade la possibilità di proteggere tale parola in quanto proprietà condivisa e non privata: sposando in toto le tesi dei legali Lindows, la Corte distrettuale USA di Seattle ha rigettato la richiesta di Microsoft di obbligare la giuria del caso “Microsoft contro Lindows” a considerare la parola Windows nell’uso corrente del termine.
La sentenza è importante innanzitutto perchè potrebbe ribaltare quanto scaturito dai match combattuti in Europa: sia in Olanda che in Svezia e in Finlandia, infatti, la Corte aveva premiato le tesi di Microsoft .
Stacy Drake, portavoce Microsoft, annuncia immediato ricorso confidando completa fiducia nella Corte d’Appello affinchè la questione venga risolta nel migliore dei modi. Daniel Harris, rappresentante della controparte, esulta invece per l’esito del primo grado di giudizio: «È questa la vittoria più grande per Lindows.com. In poche parole – continua Harris –, la decisione della corte conferma che, non importa quanti soldi spenda, un’azienda non può comprare una parola del vocabolario inglese».
Agli effetti, la sentenza non solo segna un importante risultato a favore di Lindows, ma denota anche un pericoloso effetto boomerang per la stessa Microsoft. Essa termina dichiarando esplicitamente «Se il termine è generico non può essere soggetto a trademark in nessuna circostanza»: in questo caso sarebbe in pericolo lo stesso stato di diritto di Microsoft rispetto al marchio Windows, con possibili importanti conseguenze sulle future strategie di mercato del gruppo di Bill Gates. Prima di tracciare ogni possibile orizzonte, però, servirà carpire cosa succederà agli effetti in sede d’appello.
La decisione della Corte distrettuale avrebbe influito sull’udienza in programma il prossimo primo marzo, udienza nella quale i giudici avrebbero ufficialmente aperto il dibattimento del caso. Dopo questa decisione il termine di apertura sarà nuovamente spostato in avanti.