Il primo round dello scontro tra Microsoft e Lindows.com per il dominio del mercato dei sistemi operativi sembra chiudersi decisamente a favore della seconda. Il tentativo portato avanti società di Bill Gates di contestare una violazione del marchio Windows si sta rivelando un fallimento. «Ora speriamo di poterci concentrare sul nostro obiettivo, ovvero riconsegnarela scelta al mercato dei PC» hanno dichiarato con soddisfazione quelli di Lindows.com. Ma, se non si muoveranno con oculatezza, i problemi più grandi per loro potrebbero venire proprio dai consumatori.
Lindows.com è una società creata da Michael Robertson, il fondatore di MP3.com, per realizzare quello che viene da molti considerato l’uovo di Colombo per la diffusione dei sistemi open source: un sistema operativo che permetta di utilizzare indifferentemente programmi Linuxe Windows. Secondo le anticipazioni, LindowsOS costerebbe meno di 100 dollari e, essendo sprovvisto di codici seriali, potrebbe essere utilizzato su più computer con una singola licenza.
Una vera spina nel fianco per il costoso e blindatissimo Windows. Microsoft non ha neanche tentato di mascherare il disappunto che le crea il progetto Lindows ed ha tentato immediatamente di mettergli i bastoni tra le ruote. Alla fine di dicembre del 2001, Microsoft ha fatto causa a Lindows accusandola di utilizzare un nome troppo simile a quello del suo sistema operativo: «Non devono usare un nome che può confondere il pubblico eviolare un nostro prezioso marchio», dichiarò nell’occasione un portavoce di Microsoft.
Certo, dai super pagati legali di Redmond ci si poteva aspettare qualcosa di più: l’argomento sembra abbastanza deboluccio, come Lindows si è immediatamente preoccupata di dimostrare. Secondo una ricerca commissionata in febbraio ad una società indipendente, tra 14 mila potenziali acquirenti neanche uno ha dichiarato di poter confondere Lindows con Windows. Dal canto suo, Microsoft non è riuscita a produrre prova del contrario, né a spiegare come mai, in 10 anni, non abbia mai intentato una causa simile contro nessuno dei centinaia di prodotti che contengono la parola “windows”.
Ma non è soltanto questo: “windows” sembra veramente un termine troppo generico, non solo nell’inglese comune, ma anche nel linguaggio informatico, perché qualcuno possa pretenderne il copyright. Documenti alla mano, Lindows ha dimostrato che compagnie come Xerox, DEC ed Apple abbiano usato il termine “windows” già dagli anni Settanta per descrivere determinate interfacce grafiche utente. La stessa Microsoft attese 7 anni (dal 1983 al 1990) per chiedere la registrazione del marchio Windows, registrazione che in un primo tempo venne rifiutata proprio perché “windows” era stata ritenuta una parola troppo comune dall’Ufficio marchi e brevetti statunitense.
Coerentemente con questo quadro, il primo atto del magistrato investito del caso si è risolto in uno stop alle richieste di Microsoft. Il giudice John C. Coughenour ha stabilitopreliminarmente che, fino alla sentenza definitiva, Lindows.com potrà continuare ad utilizzare il suo marchio. Ma, quel che è peggio, la causa rischia di gettare seri dubbi sulla validità del copyright rivendicato da Microsoft sul termine Windows. «Benché Windows abbia certamente deciso di giocare col fuoco scegliendo come nome della compagnia e del sistema operativo un termine che differisce di una sola lettera da quello del software più venduto al mondo», si legge nelle disposizioni del giudice, «anche Microsoft nel 1983 fece una scelta altrettanto rischiosa chiamando il proprio prodotto con un nome comunemente utilizzato nel commercio».
Una vittoria a tutto campo, dunque, per
Gli affezionati di Linux, inoltre, non hanno gradito il fatto che in LindowsOS non sia presente la modalità multiutente: chi utilizza LindowsOS potrà farlo soltanto in qualità di amministratore, ovvero in modalità “root”. Un collaudatore ha osservato che mentre Outlook funziona perfettamente sotto Lindows, con tutta la sua scorta di worm dedicati, l’antivirus di Windows non va.
Problemi che Robertson dovrà tentare di risolvere presto, se vuole che le sue vittorie legali si traducano in un più utile (e più arduo) successo commerciale.