Sono tanti gli aspetti della vita, sia a livello sociale, sia a quello istituzionale o politico, che il Web ha contribuito a cambiare, talvolta con miglioramenti sensibili e gradite semplificazioni a vantaggio degli utenti, altre volte con effetti meno vantaggiosi e soprattutto non sempre positivi.
Di certo, ad essere stato pesantemente modificato dall’arrivo di Internet e in particolare dalla cultura del Web 2.0, è stato il rapporto tra il mondo dell’informazione e gli utenti.
In questo caso, le tendenze più indicative arrivano dagli USA, dove, secondo un sondaggio ordinato da “Pew Internet and American Life Project and Project for Excellence in Journalism”, Internet risulta la terza fonte di informazioni più sfruttata dopo i telegiornali locali e nazionali e dove, soprattutto, si assiste sempre di più ad un cambiamento che investe non soltanto il modo o la piattaforma da cui ricevere le notizie, quanto la maniera stessa di “utilizzarle”.
Parliamo proprio di “utilizzo”, nonostante il termine possa apparire un pochino improprio riferendosi alle news, poiché l’avvento di blog, forum, social network e siti di microblogging ha sostanzialmente stravolto l’eco-sistema dell’informazione preesistente, andando a scardinare perfino quello che era il ciclo di vita di una news.
Infatti, se prima il percorso seguito dall’informazione andava da chi la produceva per arrivare fino al lettore (spettatore/ascoltatore a seconda del mezzo usato) per fermarsi al massimo nel circolo di passaparola tra quest’ultimo ed eventuali interlocutori coi quali la notizia veniva commentata, con il Web di oggi la notizia ha visto ampliare il suo ciclo di vita, arrivando a subire puntualmente, dopo la sua prima diffusione, un processo di condivisione, assimilazione, arricchimento e partecipazione per cui, alla fine del suo percorso, molto è stato aggiunto al contenuto originale, tanto da poter dire che, al giorno d’oggi, anche gli utenti collaborano attivamente alla creazione stessa della notizia.
Secondo le interpretazioni date dagli esperti al sondaggio sopra menzionato, gli utenti non sono più ricettori passivi delle informazioni, essi adesso sono in grado di filtrare, valutare con cognizione critica e perfino reagire alle notizie, mostrando un pubblico dinamico e notevolmente più evoluto di quello esistente fino a qualche tempo fa.
Una vera e propria “informazione integrata” e collaborativa insomma, che va al di là dell’altrettanto conosciuto “cityzen journalism”, anche se viaggia di pari passo accanto ad esso.
La dimostrazione di questo cambio di filosofia la si ritrova anche nel diverso modo di fruire delle notizie, che vede protagonista sempre più spesso la piattaforma mobile quale mezzo preferito dalla gente, con una percentuale superiore al 30% degli utenti che hanno accesso all’informazione da smartphone e altri dispositivi equivalenti.
Di tali effetti si hanno i primi esempi in Italia, dove però la fruizione delle informazioni risulta ancora essere fedele ai canoni tradizionali, anche se la tendenza verso un’informazione collaborativa sembra essere in aumento anche presso i giovani, i primi a diffondere, commentare e condividere le informazioni su social network, forum e blog, mentre appare ancora legata schemi “verticali” (l’informazione che arriva dall’alto e che, come tale, viene accettata) buona parte della popolazione più matura.