A pensarci bene, il Web 2.0 ha riportato le umane genti all’utilizzo del baratto dopo secoli di moneta. La merce di scambio del nuovo millennio per il villaggio globale sono, infatti, i link. Più si è citati in Rete con rimandi alle proprio pagine, più si è considerati, non solo dai crawler dei motori di ricerca, ma anche dagli internauti stessi.
Il fenomeno del baratto di link raggiunge il proprio parossismo tra i blogger che, in buona o cattiva fede, cercano sempre di fare incetta di nuovi collegamenti, così da vedere aumentare la loro reputazione e – magari – assurgere alle vette degli aggregatori che sciorinano più o meno quotidianamente le classifiche dei blog più letti. Se Tizio inserisce un link a Caio si aspetta poi che Caio ricambi il favore con un link vero Tizio, il modo migliore per barattare un poco di visibilità. Naturalmente, come in tutti i baratti che si rispettino, non sempre i link hanno il medesimo peso.
Un blogger generalmente poco linkato che inserisce un collegamento a un blogger ormai conosciuto e affermato in Rete sa bene che difficilmente riceverà in cambio un link, pur covando la speranza di farsi conoscere un poco e che prima o poi il miracolo digitale possa avvenire. Il problema è che la maggior parte dei blogger più conosciuti, o ritenuti tali dagli aggregatori come BlogBabel e Wikio, sfruttano un ottimo modo per mantenere il loro stato: utilizzano il baratto di link fra di loro per costruire una sorta di oligopolio. I primi in lista si linkano sempre tra di loro, salvo qualche rara eccezione, mantenendo così il loro status. Superata la massa critica di link, i blogger ai primi posti negli aggregatori divengono semplicemente inamovibili, anche se magari generano un traffico molto basso rispetto ad altri blog fuori dal loro giro.
Se non si fanno i nomi si rischia di scadere nel qualunquismo, dicono. Urge dunque un esempio su tutti già accennato alcuni giorni fa.
Nella classifica da poco resuscitata di BlogBabel, Manteblog risulta sempre nelle primissime posizioni, generalmente superato solo da Beppe Grillo, che può sicuramente fare affidamento su una maggiore esposizione mediatica. Stando alle statistiche del suo blog, Mantellini genera un traffico di circa mille persone al giorno, tanto da non essere considerato nemmeno lontanamente da Goolge Trends Websites. Anche Wittgenstein, Pandemia, Orientalia4All e Debiase generano poco traffico, eppure sono spesso ai primi posti, così come molti altri ancora (fatta eccezione per il frequentatissimo Geekissimo). Questi blog non sono i più letti della blogosfera italiana, sono semplicemente i più linkati, penserete voi. Osservazione corretta, che ci riporta però al nostro assunto iniziale.
Utilizzare un sistema per valutare i blog sulla base delle visite è praticamente impossibile, per questo motivo tutti i principali aggregatori – e anche molti motori di ricerca – utilizzano come discrimine principale il numero di link in entrata ai singoli siti e ai weblog. Ciò porta però a inevitabili storture, che divengono molto più evidenti nei bacini piccoli e ristretti, come quello della blogosfera italiana, rispetto ai grandi oceani del Web 2.0, come negli Stati Uniti e in Giappone. Un alto numero di blog riesce, infatti, a mitigare i comportamenti che portano alcuni blogger a creare un oligopolio, mentre un numero maggiormente ristretto e una realtà molto meno dinamica portano a inevitabili storture in cui le emorragie di link condiscendenti sono la vera merce di scambio per mantenere il proprio status.
Insomma, i primi della classe della blogosfera italiana se la scrivono e se la linkano da soli, c’è ben poco da fare. Per ora.
ps. In questo post niente link ai blog, altrimenti piove davvero sempre sul bagnato… ;-)