Quello della censura sul web è purtroppo un argomento parecchio spinoso e sempre di attualità. Basti pensare che nelle ultime ore si stanno moltiplicando le proteste di molti utenti Facebook che lamentano di essere vittima di un’autentica censura immotivata da parte del social network di Mark Zuckerberg. Ad ogni modo, ci sono aziende che per necessità o per interesse alla fine finiscono per cedere alle pressioni dei Governi e ad adeguarsi alle circostanze.
LinkedIn: meglio l’etica o il guadagno?
E’ il caso di Microsoft, che ha dovuto piegarsi alle richieste del governo di Pechino per continuare a essere presente sul mercato locale con il suo LinkedIn. L’accusa arriva da diversi esponenti politici americani, che in queste ore hanno puntato il dito sul colosso di Redmond reo, a partire già dai primi giorni di giugno di quest’anno, di aver oscurato tutti i profili LinkedIn che contenevano in qualche modo argomenti legati al termine Tienanmen.
Non è la prima volta che il Governo cinese interviene per bloccare o censurare sui social alcuni argomenti ritenuti “ostili” nei suoi confronti o non conformi alle leggi in vigore nel Paese, e quello sulla strage di piazza Tienanmen è uno dei casi da sempre più discussi. Poche ore fa, per esempio, il governo comunista ha ordinato agli app store di rimuovere Didi Global, società di trasporto privato, noleggio auto via app, consegne a domicilio e servizi finanziari, dopo averla accusata di raccogliere illegalmente i dati personali degli utenti. Allo stesso modo Microsoft non è l’unica azienda occidentale che ha dovuto sottostare a certe regole, seppur non condivise, per rimanere in quel mercato.
Contattati dalla redazione di Business Insider, LinkedIn ha risposto tramite un portavoce: “Siamo una piattaforma globale con l’obbligo di rispettare le leggi che ci riguardano, inclusa l’adesione alle normative del governo cinese per la nostra versione localizzata di LinkedIn in Cina”. La protesta di piazza Tienanmen, lo ricordiamo, fu una serie di manifestazioni popolari di massa che ebbero luogo principalmente in piazza Tienanmen a Pechino dal 15 aprile al 4 giugno 1989, culminata nel cosiddetto Massacro di Piazza Tienanmen, quando l’esercito cinese armato con fucili d’assalto e carri armati aprì il fuoco contro i dimostranti. Le vittime stimate furono migliaia, così come i feriti.