Le competenze digitali, le cosiddette digital skills, sono oggi fondamentali per entrare nel mondo del lavoro. Eppure in Italia rimangono ancora largamente una prerogativa maschile, un fatto che può limitare fortemente la carriera e l’indipendenza della controparte femminile. È quanto dimostrano i dati resi noti dall’ultima ricerca LinkedIn Recruiter Sentiment Italia: sullo Stivale crescono le assunzioni, ma le donne continuano a faticare nel trovare il giusto riconoscimento lavorativo.
Dall’indagine di LinkedIn, è emerso come i recruiter italiani siano alla ricerca di competenze specifiche per l’entrata nel mondo del lavoro. Tra le tante, spiccano quelle tecnologiche e di coding (15%), la gestione del pacchetto Office (14%), il management dei social media (12%), il web design (11%) e l’analisi dei dati (10%). Eppure, si tratta di prerequisiti professionali che mancano nella forza lavoro tricolore, come sempre i recruiter sottolineano: le carenze maggiori si rilevano nell’ambito della tecnologia e del coding (36%), nel problem solving (31%), nella creatività (30%), nella gestione dei tempi di lavoro (28%), nel web design (28%), nella collaborazione (27%) e nella leadership (26%).
Entrando nel dettaglio delle cosiddette digital skills, fra i responsabili HR delle maggiori realtà italiane emerge un dato comune: chi analizza candidati si trova a confrontarsi con più frequenza con gli uomini – il 45% – mentre solo il 25% delle donne è considerato “digitalmente preparato”. Un dato che sembra andare di pari passo con le rilevazioni del Global Gender Gap Report del World Economic Forum, dove l’Italia è alla posizione 70 fra 149 Paesi, proprio per la ridotta partecipazione non solo delle donne nel mercato del lavoro, ma soprattutto negli ambiti digitali. Basti pensare come, sullo Stivale, l’ambito delle intelligenze artificiali veda una percentuale di donne non superiore al 28%.
Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia, ha così commentato i dati emersi dall’indagine, anche in relazione all’aumento di assunzioni registrate nel corso del 2018:
Dalla nostra analisi risulta evidente che, nonostante uno scenario economico assolutamente fluido, il mercato del lavoro in Italia è comunque in salute. Le opportunità di lavoro esistono, ma nel tempo sono cambiate le esigenze delle aziende in termini di competenze e profili ricercati. Il lavoro oggi cambia al passo delle innovazioni tecnologiche introdotte nei vari settori industriali, e le competenze digitali, ormai al centro del dibattito pubblico da anni, non sono più un elemento formativo procrastinabile per le nuove generazioni. E pensando alla persistente disparità di genere che sussiste nell’ambito delle digital skill, diviene sempre più prioritario estendere la conoscenza del digitale tra le giovani donne in modo da permettere loro di non perdere in futuro importanti occasioni di lavoro. In questo contesto, si rende sempre più necessario un clima di collaborazione tra istituzioni pubbliche e private per la creazione di un sistema educativo che possa realmente preparare le nuove generazioni alle sfide dell’odierno mercato del lavoro. Come LinkedIn, cerchiamo di contribuire impegnandoci ogni giorno a promuovere la cultura digitale tra i nostri utenti, la connessione e la condivisione di conoscenze tra i talenti più promettenti. Cerchiamo, inoltre, di collaborare con le istituzioni fornendo loro strumenti utili a creare nuove opportunità, come facciamo ad esempio con l’Economic Graph, e forniamo soluzioni utili ai recruiter e alle aziende in tutto il mondo che sono alla ricerca dei candidati più idonei per i nuovi profili professionali.
Ma quali sono, per entrambi i generi, le principali barriere per entrare nel mondo del lavoro approfittando di competenze digitali? Secondo i responsabili HR italiani, pesano il mancato equilibrio tra esperienza lavorativa e stipendio desiderato (49%), il dislivello tra la reale preparazione dei candidati e la velocità nell’evoluzione del mercato tecnologico (43%), l’impossibilità di trovare candidati con le giuste competenze (41%) e la difficoltà di formare nuovi candidati (38%)