Se c’è un social network che ha vinto la scommessa finanziaria questo è LinkedIn. A differenza di altre tech-society come Facebook, Zynga, Groupon, ha dimostrato solide basi economiche fin dalla sua quotazione 18 mesi fa. I risultati dell’ultimo quadrimestre hanno lasciato di stucco persino Jeff Weiner e il suo responsabile finanziario, Steve Sordello: +81% del fatturato rispetto al 2011. Niente da stupirsi, dunque, se stanno lavorando a nuovi strumenti remunerativi.
Il ferro va battuto finché è caldo, è LinkedIn è alla giusta temperatura. Il personale dell’azienda – scopriamo dal Financial Times – è cresciuto di quasi il 40 per cento nel 2012 (3.500 dipendenti) e se ne aggiungeranno altri 1.300 nel 2013, soprattutto nel campo della ricerca e dello sviluppo vendite. L’utile per azione è stato pari a 35 centesimi – rispetto alle previsioni degli analisti di 19 centesimi – con ricavi da pubblicità raddoppiati. L’utile netto è di 11 milioni di dollari, il fatturato 2013 dovrebbe arrivare a 1,14 miliardi di dollari. Gli utenti hanno superato quota 200 milioni, e sono molto fidelizzati e attivi.
Una condizione che ha fatto dire, con un certo sarcasmo, ad alcuni commentatori finanziari a New York che Facebook dovrebbe acquistare LinkedIn per apprendere metodi e soprattutto acquisire competenze, in particolare su come dare valore alla conoscenza e alle relazioni degli utenti. È anche vero che LinkedIn ha caratteristiche peculiari, ma a quanto sembra qualcosa di simile BIg F e il social delle professioni avranno presto in comune: le storie sponsorizzate.
LinkedIn ha ammesso di puntare sulla versione per smartphone (in questo momento rappresentano il 27% delle visite) sperimentando un’advertising a schermo ridotto «simile alle storie sponsorizzate di Facebook» in cui le aziende possano pagare per promuovere i loro marchi tramite gli aggiornamenti di stato e altri post all’interno delle timeline degli utenti.
Questa sarebbe una svolta abbastanza rilevante per il social network, fin qui piuttosto orientato a puntare sulla partnership delle aziende sul desk e una attività moderata dei feed. Il problema principale di LinkedIn, in una prospettiva futura, è proprio quello di convincere i suoi utenti che si tratta di un sito che si deve visitare ogni giorno per informarsi sui business, per aggiornamenti, per scambiare opinioni.
Dal punto di vista pubblicitario, se restasse nella percezione di molti solo un repository per il proprio curriculum online si fermerebbe. Da qui gli sforzi sugli “influencer”, ad esempio, dove è stata la società a promuovere economicamente i blogger più importanti (celebrità dell’economia e della politica) perché scrivessero molti articoli pubblici, ottenendo un incremento annuale di visite otto volte superiore.
I risultati di questo test pubblicitario sembrano incoraggianti. La funzionalità dovrebbe portare a post sponsorizzati (hanno aderito, tra gli altri, Xerox, Blackberry) per utenti che seguono il brand. Prima sul desk, poi anche per l’applicazione mobile. E se funzionerà, LinkedIn avrà fatto un passo ulteriore verso questo obiettivo.