L’indiscrezione secondo la quale Rupert Murdoch e la sua News Corp. starebbero per acquisire LinkedIn sta scuotendo in queste ore la rete: per il magnate dell’editoria e ora anche di internet si potrebbe trattare infatti del secondo importante passo nel mondo del social networking.
A riportare il rumor è TechCrunch, il popolare blog professionale di tecnologia (non nuovo peraltro a scoop di questo tipo) che afferma di aver avuto la notizia da una fonte molto accreditata.
Rupert Murdoch sarebbe in trattative per LinkedIn, dunque, dopo che pochi anni fa ha fatto suo MySpace con una mossa rapida ed a sorpresa. Prima di allora infatti il magnate australiano non aveva ancora messo nemmeno un dito nella rete.
LinkedIn, se associato a MySpace, potrebbe completare il target (su MySpace il pubblico giovanile e i contenuti consumer, su LinkedIn il pubblico più adulto e i rapporti lavorativi), senza contare che recentemente sta facendo registrare tassi di crescita molto favorevoli. Si tratta di un social network finalizzato alla ricerca del lavoro e alla presentazione della propria attività professionale che conta 16 milioni di utenti registrati, e una crescita nel solo ultimo anno del 189% che gli ha fruttato 10 milioni di dollari di reddito, cifra che sembra sarà superata nel 2007.
Su LinkedIn hanno un account dall’ultimo degli impiegati a molti dei più importanti funzionari d’azienda del pianeta (tutte le 500 aziende più importanti del mondo hanno almeno un proprio funzionario con un account LinkedIn) e per chi come Murdoch vuole contrastare la rampante scalata di Facebook (un social network in scarsa competizione con MySpace, per il suo tono decisamente più serioso e i suoi legami professionali) LinkedIn potrebbe essere la soluzione perfetta.
Ad ogni modo occorre rimarcare (per quanto possa essere attendibile) che in una intervista al Daily Telegraph, il fondatore e CEO di LinkedIn Reid Hoffman ha dichiarato non avere la minima intenzione di vendere a Murdoch: «voglio rendere LinkedIn una compagnia pubblica» avrebbe affermato «ma non prima di aver finito la fase di innovazione. Credo che le compagnie siano più innovative quando sono private».