Una lettera aperta (in perfetto allineamento filologico con la battaglia intrapresa) diretta al presidente del Parlamento Europeo Pat Cox porta sul piatto della bilancia l’opinione di Linus Torvalds sulla brevettabilità del software. Il tutto nasce dalla direttiva COM(2002)92 2002/0047, prossima alla votazione presso l’europarlamento, concernente la possibilità di proteggere il software con brevetti in grado di tutelarne il copyright.
“La brevettabilità del software non incoraggia l’innovazione, ma piuttosto il contrario”, sostengono Torvalds e Alan Cox, le due principali menti di Linux, “ed aumenta solo le spese in brevetti e contestazioni, a tutto danno dell’innovazione e della ricerca”. Le parole di Torvalds apportano dunque nuovo peso politico alla teoria secondo cui il software non è brevettabile così come non è brevettabile la matematica in quanto entrambi semplici frutti della logica e non vere e proprie invenzioni.
Torvalds va poi nello specifico, chiarendo la posizione della comunità Linux al proposito. Nella lettera di chiarisce come per le comunità open source sarebbe improponibile la brevettabilità in quanto ogni giorno migliaia di nuove proposte vengono vagliate, per cui la restrizione indotta dai brevetti finirebbe per soffocare il dinamismo e la ricerca di tale movimento. Il mondo del pinguino, al contrario, rivendica la possibilità di continuare sulal sua strada al fine di una offerta sempre migliore e sempre più competitiva.
La lettera aggiunge alcune raccomandazioni, tra le quali emergono la richiesta di alcuni limiti alla brevettabilità dei software e il suggerimento di verificare la possibile strozzatura della competitività sul mercato (i primi a subire le conseguenze di una tale proposta di legge sarebbero i produttori liberi e le aziende di piccole dimensioni.